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John Hooper (1) (1950–)

Author of The New Spaniards

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Works by John Hooper

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Common Knowledge

Birthdate
1950
Gender
male
Nationality
UK
Places of residence
Rome, Italy
Occupations
foreign correspondent

Members

Reviews

A broad overview on what it is to be Italian today. There is insight in the book, but I did not find it compelling.
½
 
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TomMcGreevy | 3 other reviews | Mar 10, 2024 |
I read a copy from the library. I now have a library fine because it took me a while to get through it. But...that was because I was trying to absorb it. I loved it. I wanted to take in every word, and understand it fully. What a book.
If you ever felt that you wanted to understand Italy more than what you could glean from [b:Under the Tuscan Sun|480479|Under the Tuscan Sun|Frances Mayes|https://d.gr-assets.com/books/1320524083s/480479.jpg|940760] or from [b:A Room with a View|3087|A Room with a View|E.M. Forster|https://d.gr-assets.com/books/1388781285s/3087.jpg|4574872], then this is the book for you.
Rich words. Evocative writing. The author set an amazing scene. If only he'd been my history teacher at school.
I shall now go and buy a copy for myself to keep on my bookshelf.
… (more)
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Kiwimrsmac | 3 other reviews | Nov 29, 2017 |
L'anglomania sta all'italofobia come l'anglofobia sta all'italomania. Un rapporto di amore odio caratterizza da sempre gli inglesi e gli italiani. La prova la trovate nel gran numero di libri, articoli e relazioni che intercorrono da sempre tra i due paesi tanto vicini quanto lontani. Davvero infinito è il numero dei libri scritti sull'Italia e sugli Italiani da parte degli inglesi, e ancora se ne pubblicano di continuo.

Tra i più attenti, scrupolosi ed anche eruditi scrittori sul Bel Paese, sicuramente gli inglesi sono più numerosi degli italiani che scrivono sull'Inghilterra. Molto spesso capita di imbattermi in un nuovo libro scritto su di noi. Nonostante ne abbia ormai molti nella biblioteca personale, mi viene sempre la tentazione di leggere l'ultimo per comprensibili ragioni. I tempi cambiano, come del resto le situazioni, i personaggi, gli eventi. Trovo interessante leggere cosa scrivono i nostri cari amici inglesi. Questo recentissimo libro mi offre l'opportunità di aggiornarmi non solo su di me, su di voi e su di noi Italiani come persone, ma anche sul nostro Paese che resta, nonostante tutto, uno dei paesi più amati ed invidiati del mondo.

John Hooper è un affermato ed autorevole giornalista scrittore, conosce bene l'Italia ed è autore di questo libro che ho letto in versione digitale. Diviso in 19 capitoli il volume lo si legge che è un vero piacere. Sembra di essere accompagnati da una guida fedele ed affidabile, che sa cosa dice e lo dice in maniera autorevole. Potrebbe essere la relazione di un diplomatico britannico che scrive alla regina o al ministro degli esteri sull'aria che tira nel Paese che lo ospita come ambasciatore. Il tutto come nella grande tradizione classica dei rappresentanti britannici sul nostro suolo.

Del resto non è facile, per un osservatore straniero, avere una chiara idea di quello che siamo. Siamo sempre in divenire, tutto accade con riserva, da noi e per noi non c'è nulla di definitivo, di chiaro e certo. Hooper sa quello che pensa, ma lo dice sempre, oltre che con riserva e riserbo, con garbo. Come un "knight", un cavaliere inglese. Ma cosa dice di noi con esattezza? Diciannove sono i capitoli del libro. Ognuno di essi è un saggio su un particolare aspetto del paese Italia. Nel primo analizza gli effetti geografici che hanno influenzato la identità nazionale, nell'ultimo discute l'attuale significato del concetto di "italianità", in uno stato che venne definito "una espressione geografica". Una espressione, appunto, che chiarisce ben poco, una scappatoia per non ammettere di non saper dire cosa sia veramente.

Di quale Italia si parla? L'Italia del Veneto o del Mezzogiorno? Quella della Mafia o del Vaticano? Dell' "AC Milan" o della Scala? Un labirinto nel quale l'autore cerca di entrare con grande cautela, evitando le generalizzazioni, senza sciogliere le particolarità, per definire le eccezioni. Un lavoro non facile per chi in Italia ci è nato e ci vive, figuriamoci poi per uno straniero. Non ricordavo, ad esempio, che il nostro inno nazionale, quello di Mameli, solo dieci anni fa, nel 2005, è stato ratificato essere inno nazionale. Quanti si rendono conto che non esiste una Mafia, ma ce ne sono tre? Camorra, Cosa Nostra e 'Ndrangheta del resto sono voci alla ribalta quotidiana, forse non tanto chiare nemmeno a noi, figurarsi poi ad un straniero.

Che dire poi della Giustizia? Anzi, del sistema giudiziario? Un sistema, appunto, che per definizione dovrebbe essere "rigido" ed invece si scopre essere uno dei più "flessibili" al mondo, con tutti i suoi gradi di giudizio e i suoi tempi di attuazione? Chi avrebbe poi detto che, passando ad un argomento più leggero, il manager dell' "AC Milan" sia ancora chiamato "Mister", continuando un'antica tradizione nata dal fatto che il club venne fondato da un inglese qualche secolo fa?

Singolarità, sorprese e anomalie non mancano di essere segnalate. Ma queste non fanno perdere di vista l'obbiettivo principale dello scrittore di approfondimenti che ormai noi Italiani non facciamo, abituati come siamo alle nostre peculiarità. Come quella di avere ben dodici parole diverse per attaccapanni. Che dire poi degli arabeschi, delle indeterminatezze della politica italiana? Egli scrive letteralmente: "Tutte le cose restano flessibili, è necessario che restino complicate o vaghe, forse meglio se l'una e l'altra". Si spiegano, così, come quattro livelli di amministrazione politica, locale, provinciale, regionale e nazionale, non possano avere sempre una loro propria specifica forza e chiarezza nella soluzione dei problemi. Nessun progetto potrà essere realizzato in tempi brevi e senza imbrogli. Così anche gli imbrogli hanno un loro senso, se non addirittura una giustificazione.

Un fatto "culturale", quindi, che merita di essere analizzato. Hooper dice, e non sbaglia, che in Italia raramente hai, ottieni, ti viene dato quello che vedi.

"L'uso dei simboli e delle metafore, illusione e realtà continuamente si intrecciano, la verità non può mai essere assoluta o almeno valida per quasi tutti. Tutta questa atmosfera rende la vita italiana "intriguing".

I gesti, le apparenze, le maschere, le citazioni, nel bene e nel male, tendono tutte a smarrire la sostanza, camminando invece verso quella espressione che solo in questo paese sembra essere, se non un comandamento, almeno una legge non scritta. Quella, cioè, di fare o non fare, a seconda dei casi, una "bella figura".

Una espressione come questa la ritrovi in tutte le situazioni e collocazioni, dai posizionamenti politici dei parlamentari che cambiano partito e non ci fanno una "bella figura", a quella delle donne italiane che hanno il primato delle chirurgia plastica. L'occhio vuole la sua parte. L'apparire vince sempre sull'essere. Hooper osserva che l'Italia è il più grande paese al mondo produttore di occhiali da sole, un attrezzo legato all'aspetto esteriore, la "bella figura", appunto. Questa esteriorità Hooper la collega, in maniera appena convincente, ad un aspetto importante della società italiana che è il cosi detto "trasformismo". Lui cita, non a caso, una statistica in cui si dice che una prostituta su venti in questo paese è un travestito o un transessuale. Una delle diverse facce del trasformismo. Tranne poi ritenere l'omosessualità una malattia.

Per quanto riguarda la politica poi l'autore sostiene che sembra essere sempre la stessa. Egli liquida la faccenda ricordando quello che Mussolini disse sugli Italiani, vale a dire che era "inutile" governarli. Le debolezze nazionali alla base della politica, quali il nepotismo, il favoritismo, l'interferenza delle varie mafie, spesso il peso morto della tradizione e di una sostanziale ambiguità ideologica, fanno della politica italiana un'arte abbastanza difficile. In una statistica del 2012 l'Italia risultava essere al 72 posto per "probità", dieci posizioni dietro alla Romania. Sia detto senza offesa.

Eppure, eppure ... che posto straordinario che è l'Italia, si affretta a dire Hooper con il suo perdurante senso del "sacro", indipendentemente dalla presenza del Vaticano. Una "sacralità" tutta "odorosa di incenso", una persistente presenza di "gentilezza", di "leggerezza", tutto proprio della sempre presente idea di "bella figura", per se stessi e per gli altri.

Altre parole chiave che l'autore privilegia sono "fantasia, "gnocchi", "le italiane", le "veline", il "piacere", le "tangenti", e l'immancabile "campanilismo", anche se i campanili sembrano suonare di meno in un paese sempre più attento a sentire il suono di altre "campane". Questa ultima considerazione è mia a conclusione della lettura del libro. Speriamo che siano "campane" con "suoni" nuovi ...

Ma, poi, mi chiedo: "Sarà sempre la stessa Italia alla corte del suo nuovo re, Renzi?".
… (more)
 
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AntonioGallo | 3 other reviews | Nov 2, 2017 |
John Hooper is eminently qualified to write a book about what makes the Italians Italian: he's currently the Italy correspondent for "The Economist" and "The Guardian", and has lived the the country for many years. And he has produced a very good book, looking at the social and cultural phenomena that underlie Italy's political and economic malaise. Though he moves (amusingly) from topic to topic, some underlying themes emerge -- a deep conservatism, a focus on the family rather than on broader social units, and a cautious approach to life in general. These conclusions reminded me of those I drew from Luigi Barzini's book "The Italians", published fifty years ago -- a book to which Mr. Hooper pays frequent and generous homage. Mr. Hooper's book is pleasant to read and full of interesting and amusing anecdotes. It may not quite measure up to the earlier "The Italians", but enough has changed to make an update well worthwhile.… (more)
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annbury | 3 other reviews | Mar 18, 2015 |

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