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Abraham Loeb is professor of astronomy and director of the Institute for Theory and Computation at Harvard University.
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La ricerca di vita intelligente nello spazio è un campo di studio multidisciplinare che coinvolge scienziati di diverse discipline, tra cui astronomia, astrobiologia, fisica, chimica e ingegneria.

Una delle principali sfide nella ricerca di vita intelligente è la vastità dell'universo e la limitata portata dei nostri strumenti di osservazione. Nonostante ci siano stati molti segnali anomali rilevati nel corso degli anni, la maggior parte di essi sono stati successivamente spiegati in modo naturale, e non come indicatori di vita extraterrestre.

Tuttavia, ci sono anche alcuni segnali che continuano a sfidare una spiegazione naturale. Ad esempio, nel 1977, il radiotelescopio di Big Ear dell'Ohio State University rilevò un segnale radio che sembrava provenire dallo spazio profondo. Il segnale fu chiamato "Wow!" perché fu scritto accanto alla registrazione cartacea del segnale dallo studente che lo stava analizzando. Non è mai stato ripetuto, ma rimane uno dei segnali più misteriosi nella ricerca di vita extraterrestre.

Oltre alla ricerca di segnali radio, gli scienziati stanno anche cercando di individuare segni di vita su altri pianeti attraverso l'analisi della loro atmosfera e della loro superficie. Ad esempio, la missione Kepler della NASA ha scoperto migliaia di esopianeti, cioè pianeti al di fuori del nostro sistema solare, alcuni dei quali potrebbero potenzialmente ospitare la vita.

Inoltre, la missione Europa Clipper della NASA studierà la luna di Giove, Europa, che potrebbe avere un oceano sotterraneo che potrebbe supportare la vita. La missione Cassini della NASA ha anche scoperto che luna di Saturno, Encelado, ha un oceano sotterraneo e geyser che espellono acqua nel suo ambiente esterno, fornendo un'altra fonte di interesse per la ricerca di vita extraterrestre.

In sintesi, la ricerca di vita intelligente nello spazio è un campo in continua evoluzione che richiede una vasta gamma di strumenti e conoscenze. Nonostante non sia stata ancora trovata alcuna prova definitiva di vita al di fuori della Terra, gli scienziati continuano a cercare attivamente segni di vita e a sviluppare nuove tecnologie per esplorare l'universo.
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AntonioGallo | May 1, 2023 |
Una Introduzione che vale come recensione ...

"Quando ne avete occasione, uscite fuori e ammirate l'universo. La cosa riesce meglio di notte, naturalmente. Ma, anche quando l'unico oggetto celeste che riusciamo a distinguere è il Sole di mezzogiorno, l'universo è sempre lì, in attesa che gli prestiamo attenzione. Il semplice fatto di guardare verso l'alto, secondo me, contribuisce a cambiare la nostra prospettiva.

Questo libro affronta uno di questi profondi interrogativi, forse l'interrogativo più importante. Siamo soli? Nel corso del tempo, tale domanda è stata formulata in modi diversi. La vita sulla Terra è l'unica vita presente nell'universo? Gli esseri umani rappresentano l'unica intelligenza cosciente nell'immensità dello spazio e del tempo? Una formulazione migliore, più precisa, dell'interrogativo sarebbe questa: in tutta l'estensione dello spazio e in tutto l'arco temporale dell'esistenza dell'universo, ci sono o ci sono mai state altre civiltà coscienti che, come la nostra, hanno esplorato le stelle e lasciato prove dei loro tentativi?

Io credo che nel 2017 il nostro sistema solare sia stato attraversato da una prova in grado di corroborare l'ipotesi che la risposta all'ultima domanda sia affermativa. In questo libro prendo in esame tale prova, vaglio tale ipotesi e mi chiedo quali conseguenze potrebbero derivarne se gli scienziati le riservassero lo stesso credito che riservano a congetture sulla supersimmetria, sulle dimensioni addizionali, sulla natura della materia oscura e sulla possibilità di un multiverso.

Ma questo libro si pone anche un'altra domanda, per certi aspetti più difficile. Noi, sia scienziati sia profani, siamo pronti? La civiltà umana è pronta ad affrontare ciò che consegue dall'accettazione della plausibile conclusione, raggiunta tramite ipotesi corroborate da prove, che la vita terrestre non sia unica e forse neppure particolarmente significativa? Temo che la risposta sia negativa, e che questo diffuso pregiudizio debba preoccuparci.

Siamo l'unico esempio di vita intelligente nell'universo? Le narrazioni fantascientifiche ci hanno preparato ad aspettarci che la risposta sia no e che tale risposta arrivi con un colpo di scena improvviso, mentre le narrazioni scientifiche tendono a evitare del tutto la questione. Il risultato è che l'umanità è miseramente impreparata a un incontro con una controparte extraterrestre. Quando, terminati i titoli di coda, usciamo dal cinema e alziamo lo sguardo verso il cielo notturno, il contrasto è stridente. Sopra di noi vediamo uno spazio prevalentemente vuoto, in apparenza privo di vita. Ma le apparenze possono essere ingannevoli, e nel nostro stesso interesse non possiamo permetterci di farci ingannare ancora a lungo.

Nelle pagine che seguono prendo in considerazione l'ipotesi che il 19 ottobre 2017 sia stata data una precisa risposta di questo tipo all'umanità. Prendo sul serio non soltanto l'ipotesi, ma anche i messaggi per l'umanità che essa contiene, le lezioni che potremmo trarne e alcune delle conseguenze che potrebbero derivare dal fatto di agire o non agire sulla scorta di quelle lezioni.

Sebbene ricercare le risposte agli interrogativi della scienza, dalle origini della vita alle origini del tutto, possa sembrare uno dei più arroganti tentativi dell'umanità, la ricerca è di per sé un incentivo a dimostrarsi umili. Su qualunque dimensione la si misuri, ciascuna vita umana è infinitesimale: i nostri risultati individuali diventano visibili soltanto nell'insieme cumulativo degli sforzi di molte generazioni. Poggiamo tutti sulle spalle dei nostri predecessori, e le nostre stesse spalle devono sostenere gli sforzi di quelli che verranno dopo di noi. Se lo dimentichiamo, a correre un rischio siamo tanto noi quanto loro.

Gran parte dei dati empirici con cui questo libro ha a che fare è stata raccolta nel corso di undici giorni, a partire dal 19 ottobre 2017. Questo è stato l'intervallo di tempo che abbiamo avuto a disposizione per osservare il primo visitatore interstellare conosciuto. L'analisi di questi dati, combinata a ulteriori osservazioni, è alla base delle nostre inferenze su questo oggetto peculiare. Undici giorni non sembrano molti, e ogni scienziato desidererebbe che fossimo riusciti a raccogliere più elementi; ma i dati di cui disponiamo sono solidi e ne possiamo inferire parecchie asseverazioni, di cui fornirò un quadro completo e particolareggiato nelle pagine di questo libro. Ma chiunque abbia studiato i dati è d'accordo su una conclusione: questo visitatore, a confronto con ogni altro oggetto che gli astronomi abbiano mai studiato, era insolito. E le ipotesi proposte per rendere conto di tutte le peculiarità dell'oggetto osservate sono altrettanto insolite.

Io affermo che la spiegazione più semplice di queste peculiarità è che l'oggetto sia stato creato da una civiltà intelligente non originaria della Terra.

Questa è un'ipotesi, certo, ma un'ipotesi rigorosamente scientifica."
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AntonioGallo | Jul 11, 2022 |

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