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Works by Kathleen E. Miller

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“Perciò, stamme a ssentì…nun fa’ ’o restivo,
suppuorteme vicino-che te ‘mporta?
Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive:
nuje simmo serie…appartenimmo à morte!”

Tutti ricordiamo questi ultimi quattro versi con i quali il «Principe della Risata» affronta il problema della morte. Sembra strano come un grande attore che fece del riso e della ridere la sua arte, abbia poi saputo scrivere, in maniera tanto diversa, dell’atto conclusivo della sua e della nostra esistenza.
Forse è proprio questo il senso dell’essere “comici”: saper cogliere il serio e il faceto, la grandezza e la bassezza, le illusioni e le delusioni dell’essere umani sul palcoscenico della vita che è sempre simile a quello di un teatro e noi gli attori a recitare.

Ma, mentre per Totò, in questa poesia legata alle sue radici, la morte ha il senso del sacro, per l’autrice di questo libro può avere anche qualcosa di “comico”. Non lo pensa e lo scrive lei, ma lo si legge negli epitaffi scritti da chi ha voluto quelle ultime parole sulla propria tomba:

Saper ridere anche di fronte alla propria morte e avere il diritto di dire l’ultima parola su se stessi.

Questa raccolta audace, sfacciata e spesso irriverente di epitaffi, poteva essere scritta e pubblicata solo da un autore di lingua inglese. Il libro incoraggia i lettori a fare della conclusione finale un’ultima risata. Offre più del semplice nome e delle date di nascita e morte del defunto, anche una frase toccante e maliziosa in sua memoria.

Ogni citazione presenta una prospettiva inaspettatamente sfacciata sulla tragicità dell’evento. Prendete ad esempio questa di Uniontown, nel New Jersey:

“Qui sta il corpo di Jonathan Blake; ha schiacciato sul pedale dell’acceleratore anziché sul freno“.

Alcuni provengono da lapidi famose come quella dell’attrice Bette Davis la quale osserva con orgoglio che
“lo ha fatto nel modo più duro”.
Non dice cosa, ma chi legge può pensare di tutto. Ogni frase che l’autrice del libro sceglie di citare porta un contributo indelebile al folklore umano.

“La morte ci insegue dal momento in cui siamo nati”, scrive Kathleen Miller, autrice di “Last Laughs: Funny Tombstone Quotes, “.

Sappiamo tutti che un giorno, in qualche modo, dovremo affrontare la nostra mortalità. In questa faida finale, perché non dovremmo avere l’ultima parola? Da qui l’epitaffio.

Mentre alcuni epitaffi sono superficiali, si limitano a dare il nome del defunto, il ruolo nella famiglia e le date, altri sono audaci, sfacciati e decisamente divertenti. Ecco alcuni tratti da lapidi reali:
Qui sta il corpo di J. Blake / Con il pedale dell’acceleratore al posto del freno di stazionamento
Troppi peccati per il paradiso, troppo buono per l’Inferno / Quindi, dove è andato, non posso dirlo
Qui sta la carcassa / Di un peccatore maledetto / Condannato ad essere arrostito / Per la cena del diavolo. (Probabilmente l’interessato ha deciso per la cremazione)
Ti ho detto che non mi sentivo bene. (Questa affermazione di certo suona come rimprovero a chi non gli ha mai creduto, quando diceva che qualcosa non andava)
Qui giace un ateo / Tutto vestito / E nessun posto dove andare. (La sua dichiarazione lo porta a pensare in termini assolutamente laici qualcuno dovrà pur occuparsi della sua collocazione)
Qui giace il corpo di J. Fiddle / Nel 1868, il 30 giugno / È andato stonato. (In inglese “fiddle” sta per violino)
Qui sta Ned / Non c’è altro da dire / Perché ci piace parlare bene dei morti. (Questa frase è decisamente sibillina, la dice lunga su chi l’ha scritta e su chi l’ha riferita)
Coloro che lo conoscevano lo hanno deplorato di più
Qui giace Pietro, che fu accidentalmente ucciso nel suo trentesimo anno / Questo monumento fu eretto da parenti riconoscenti.
Qui giace il corpo di E. White / Segnalò a sinistra e girò a destra. (È evidente che qui si tratta di qualche automobilista nel quale avrete avuto modo di imbattervi: mette la freccia a sinistra e poi gira a destra)
Nato nel 1903 — Morì nel 1942 / Guardò in alto un buco dell’ascensore per vedere se la / Macchina stava scendendo. / Era.
Diceva sempre che i suoi piedi la stavano uccidendo, ma nessuno le credeva.
… (more)
 
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AntonioGallo | Sep 24, 2020 |

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