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Loading... Miguel Manaraby Oscar Vladislas de Milosz
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Miguel Mañara, written 1912, is undoubtedly Milosz's best known work. It is the story of the original Don Juan, who ended his days in a monastery following a disordered life. It is a play in six acts, which tells the story of a nobleman of that name. It is a story of dissatisfaction of the human heart with a life of sel sh instinctivity, a story of conversion. It is a story of how a true love opens a path towards the reconcili- ation of the heart with all things. It is a story of the journey of a human heart to holiness. No library descriptions found. |
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Google Books — Loading... GenresMelvil Decimal System (DDC)842.912Literature French French drama 1900- 20th century 1900-1945LC ClassificationRatingAverage:
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Sulla vicenda di questo Miguel Manara lo scrittore lituano, trasferitosi e convertitosi in Francia, Oscar Milosz scrisse nel 1912 un breve testo teatrale. Misconosciuto, ma estremamente denso di contenuto. È un testo davvero breve, che senza conoscere la storia reale di questo Miguel Manara rimane però abbastanza criptico. Da un punto di vista puramente narrativo francamente niente di ché.
Questo libro è la rilettura del testo teatrale commentata ampiamente da Nembrini.
E qui io comincio ad aver problemi a recensire questo libro.
Oggettivamente il testo breve offre comunque una incredibile quantità di spunti di riflessione, è un paradigma delle vicende umane di fronte alla fatica del vivere, al dramma umano di ciascuno. Personalmente ritengo però che il commento spesso è troppo ripetitivo e “tirato per i capelli” nel dimostrare le tesi di Nembrini, a volte pure un po’ stucchevole e prolisso. Detto questo punto negativo, a mio parere abbastanza tipico dei testi a tema religioso, va detto che questa analisi appassionata è comunque davvero coinvolgente; totalizzante direi.
La difficoltà mia è spiegare la bellezza della appassionata lettura che ne fa e ne dà Nembrini. Per introdurre i singoli quadri, sei in totale, che compongono questa opera l’autore collega autori e testi a lui cari, per spiegare come le vicende di questo Miguel siano il paradigma dell’uomo davanti al dramma umano del suo rapporto con Dio. E spiegando il testo ci fa vedere le relazioni fra le vicende narrate e la vita degli uomini mediante le opere di grandi artisti della parola.
Ci spiega Leopardi in maniera divina, ci spiega Dante come lui sa fare (sulla Divina Commedia ha tenuto lezioni trasmesse anche in televisione), ci fa apprezzare Buzzati, Greene, Montale, Eliot e Gibran; riesce a farci leggere nelle canzoni di Battisti e Celentano, e anche degli 883, la tensione degli uomini al bene, alla verità, alla felicità. Insomma pone l’uomo ad affrontare le sue domande esistenziali e a cercarne le risposte. E non puoi schivarle tanto facilmente.
Un testo difficile, ma che apre il cuore e la mente. Ci racconta fatti e testimonianze concrete a sostegno delle sue argomentazioni. Alcune considerazioni poi sono davvero illuminanti, sulla fede ad esempio (non sono io che sono fedele a Dio, è Lui che è fedele a me), sul dolore (non ci sono risposte da dare, c’è solo una compagnia da offrire) e su tanto altro. Perché l’uomo non può essere solo Usura-Lussuria-Potere.
“Il problema della vita non è essere più buoni, non è essere coerenti; il problema della vita è trovare qualcuno che ci perdoni, è affermare il rapporto con Gesù che ci perdona tutto il male, le nostre debolezze, i nostri tradimenti” ( )