Hayao Miyazaki ed il suo studio Gibli rappresentano la risposta giapponese all’americana Disney. Personalmente cultura, formazione ed infanzia mi lasciano perplessi sul confronto, con la Disney ed i suoi capolavori ci sono cresciute generazioni di ragazzini, la Ghibli ha ancora molto da dimostrare. Comunque si tratta di un fenomeno cinematografico di rilievo mondiale e questo saggio proposto dalla Ultra e curato dalla Arnaldi è sicuramente utile per ricostruire una documentata storia della vita e dell’opera dell’artista giapponese. Il libro si propone una vasta opera di analisi del lavoro di Miyazaki e partendo dalle origini arriva alle produzioni del figlio Goro, che giunge all’affermazione con la collina dei papaveri dopo l’incerto esordio de i racconti di terramara. Buona la ricostruzione fotografica, aiutata dalla qualità della carta con cui è stato stampato il libro, e sicuramente ben curata la parte biografica anche nei rapporti dell’artista con gli altri protagonisti dell’avventura dello studio Ghibli, in particolare Isao Takahata. Debole, invece, la parte relativa ai film, per carità tutti ben raccontati, ma oggettivamente il testo è in troppi tratti eccessivo sotto vari profili rispetto all’oggetto. E non parlo dei lavori di Miyazaki, ma dalla volontà dell’autrice di dargli interpretazioni sociologiche, politiche e culturali che vanno nella solita direzione di un oramai e per fortuna datato materialismo storico. Ma si tratta, comunque, di un percorso biografico ben svolto. ( )