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El castillo de Otranto by Horace Walpole
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El castillo de Otranto (1764)

by Horace Walpole

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3,6791253,406 (3.11)2 / 479
Classic Literature. Fiction. HTML:

Widely considered the first gothic novel, and indeed an initiator of the whole genre, The Castle of Otranto is a 1764 novel by Horace Walpole. It tells the tale of the lord of a castle, Manfred, and his family. Manfred's son Conrad is about to be married to princess Isabella, but Conrad is killed; crushed to death by the fall of a huge helmet from above. In light of an ancient prophesy, this tragic event is especially ominous.

.… (more)
Member:zisnaf
Title:El castillo de Otranto
Authors:Horace Walpole
Info:23 escalones
Collections:e-books, To read
Rating:
Tags:novela, g terror, british literature

Work Information

The Castle of Otranto by Horace Walpole (1764)

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Wow, this is terrible. ( )
1 vote adastra | Jan 15, 2024 |
It was just a little... much ( )
  ethorwitz | Jan 3, 2024 |
Sunday, November 15, 2020

I'm a bit ashamed...but not too much. This book is 106 pages long. I abandoned it on page 80. I just couldn't do it anymore. He lost me about page 50 and I kept falling asleep after a few minutes of trying to muddle through. I got sick of wasting evenings so figured I'd put it away for another time.

Manfred's plight was reminiscent of Henry VIII---quite ridiculous, but I guess if it worked for the king...

Horace Walpole was responsible for redefining the word gothic, in terms of decor style, as well as being the author of the first gothic novel. Published in 1764, Otranto was hugely influential on countless works afterward and has been called one of the six most important books in the English language, in terms of its influence. So greatly did it feed the imaginations of later authors that it wasn't too long before it began to be parodied, as in Jane Austen's Northanger Abbey.

Tuesday, December 29, 2020

I did it. I restarted this hopelessly melodramatic piece of 18th century drivel and finished it to the last bitter dregs. It was quite ridiculous but a couple humorous parts were reminiscent of Danny Kaye's Court Jester so it wasn't a total waste.
( )
  classyhomemaker | Dec 11, 2023 |
I confess that while I've had this on my shelves for a while, fully intending to read it someday, I read it at this time just because I needed a book "with a building or dwelling name in the title" to get a square on my book bingo board. I enjoyed it mainly because it feels like a fun, over-the-top parody of the gothic novel. But I know that it's considered one of the first gothic novels, so I'm guessing that when it was written, readers enjoyed it as a thrilling read, not a fun parody. It is thrilling, and I enjoyed the action in the first half (it starts off with a bang), but got a little bored during the second half.
I did like the sentiment in this bit in particular: "Hast thou so soon forgotten that twice the savage Manfred has pronounced thy sentence?" — "Nor have I forgotten, sir," said Theodore, "that the charity of his daughter delivered me from his power. I can forget injuries, but never benefits." ( )
  ReadMeAnother | Aug 8, 2023 |
My first thought when reading this book was what in the Henry VIII kind of hell is this?

There are better Gothic lit novels out there you can read but if you want a quick classic, this is a good choice. You could finish it in a day, maybe a few nights if you don't fall asleep first. Would I read this again? Probably not. Am I glad I did? Absolutely. The book is the Gothic grandaddy and I was here for it.

I liked this one for what it was and I can see why it is an important read for the genre. It was interesting enough to keep my attention but I didn't go in to it expecting a masterpiece. If you do the same, you may enjoy it a little bit too. If you don't find that it keeps you entertained, you could go down the Horace Walpole rabbit hole like I did. He's far more interesting than the novel itself. ( )
  Tollslowly | Aug 4, 2023 |
Showing 1-5 of 116 (next | show all)
Ci sono due modi per accostarsi a questa pietra miliare del gotico.

Leggerlo e goderne la bellezza, pur dopo 250 anni dalla stesura.

Il Castello di Otranto è infatti del 1764 ed è considerato universalmente il capostipite dei romanzi gotici, genere letterario che si è diffuso fra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento.

La trama così, semplicemente a riassumerla, ha dell’assurdo e del raccapricciante: un principe che è anche un usurpatore ed un tiranno in seno alla propria famiglia e al proprio popolo, intrighi che si dipanano uno via l’altro, eroine vergini che difenderanno il proprio onore a costo della vita, mogli troppo acquiescenti e sante, padri e frati che si mescolano, santi, villains, incesti sui generis, fantomatici giganti, apparizioni e prodigi di ogni sorta.

Del resto, “verso la metà del XVIII secolo, Gotick (come spesso veniva scritto nell’inglese settecentesco), non era più un generico sinonimo di teutonico o germanico, ma significava semplicemente medievale – quindi un termine da poter usare in contrapposizione a classico – da associarsi quindi a eccessivo, pittoresco, romantico”.

A volerlo riassumere, il romanzo narra della vita di un principe, il cui avo ha usurpato il trono di Otranto, che in attesa che l’erede maschio sposi la figlia del principe di Vicenza, attende con timore l’avverarsi della profezia che vagheggia della perdita del reame usurpato quando l’usurpatore stesso sarà diventato troppo grande per regnare ed al contempo perderà l’erede maschio. Quindi, seppur giovane, l’unico figlio maschio, secondogenito rispetto alla bellissima sorella Matilda, verrà immolato dal padre, per assicurare la dinastia.

Ma proprio il giorno del matrimonio, questo povero giovane imberbe morirà, schiacciato da un elmo gigantesco. Il principe Manfredi allora, in preda a pruderie e a visioni catastrofiche sul suo regno in pericolo, tenta in ogni modo di impossessarsi di Isabella, la giovane principessa, promessa sposa di suo figlio.

La quale, essendo orfana di madre ed avendo trovato nella principessa Ippolita, moglie del principe di Otranto, un surrogato di madre, fugge dinanzi al vecchio satiro e si rifugia nel vicino convento. Nel frattempo un villain che tenta di spiegare la presenza del gigantesco elmo e cerca poi di aiutare la dolce e virginale giovane Isabella a fuggire, viene incarcerato dall’oramai incontenibile Manfredi, che minaccia perfino di togliergli la vita.

Da qui in poi è un carosello in crescendo di riconoscimento tra pii frati e villain che discendono da antiche casate nobiliari, con servitù che continua ad avvistare nel castello pezzi del gigantesco essere che sembra essersi materializzato per portare a conclusione l’antica profezia.

In queste fosche e complicate circostanze, nelle quali il principe di Otranto è sempre più deciso a perseguire i suoi pruriginosi propositi con la giovane ed indifesa innocente, tanto da voler divorziare dalla integerrima e dolce moglie Ippolita, con la scusa che non potrà mai dargli un altro erede maschio, ecco comparire all’orizzonte anche un misterioso cavaliere con tutto il suo seguito, che arriva alle porte del Castello di Otranto per rivendicare il suo legittimo trono. Nel frattempo la figlia del principe di Otranto, la bella Matilda, di cui il padre si è sempre disinteressato in quanto femmina, incontra del tutto casualmente il giovane villain che si è scoperto essere in realtà il vero pretendente al trono di Otranto.

Non proseguiremo in questa ribalda cavalcata per non anticipare al lettore chi vivrà e chi morrà, chi sarà il vero principe di Otranto, chi è il gigante venuto a sistemare la questione della successione al trono e che fine faranno le tre protagoniste femminili di questa anche esilarante – da un certo punto di vista – suggestiva commedia drammatica.

Parlavamo di due modi di leggere questo incredibile romanzo pittoresco, che scomoda finanche il sommo bardo.

Essere curiosi. Leggere le prefazioni alle due edizioni e frugare tra le notizie perché in questo romanzo dove anche la dualità è fondamentale, ci sono simbologie che a conoscerle in anticipo, rendono ancora più godibile la lettura di questo romanzo.

Innanzitutto la scelta di Walpole, nella prima edizione – escamotage del resto già utilizzato – di presentare il testo come la traduzione di un manoscritto stampato a Napoli nel 1529 e ritrovato poi nella biblioteca di un’antica dimora del nord dell’Inghilterra.

Nella seconda edizione, d’altronde, visto il consenso del pubblico, Walpole svela la paternità dell’opera e rende necessaria da parte dell’autore una spiegazione sul perché e da quale humus egli l’abbia composta. Ma mentre con la prima stesura, il romanzo era stato inserito nel filone del romanzo medievale, una volta scoperte le carte da parte di Walpole, gli stessi critici ed una parte del pubblico ribaltarono il proprio gradimento dell’opera, dichiarandola, o meglio, riducendola ad una semplice prosa romantica, troppo assurda e rocambolesca.

Per sua stessa ammissione, Walpole aveva cercato di scrivere ciò che doveva essere il trait d’union tra il novel e il romance, visto anche l’acceso dibattito del tempo su cosa dovesse essere la letteratura. Se cioè i romanzi dovessero essere o meno rappresentativi della vita o più puramente immaginari (naturale contro romantico).

Sia quel che sia, Walpole con il suo Il Castello d’Otranto delineò e fissò ciò che da qual momento in poi divennero caratteristiche comuni per i romanzi gotici e di cui abbiamo già accennato poc’anzi: il castello con annessa foresta, finanche grotte, abbazie o santuari, il vile tiranno persecutore, la vergine perseguitata e l’eroe integerrimo, in un ambiente fosco e abitato da oscure presenze.

Per concludere, una commistione tra ricerca e lettura del romanzo, come di consueto, risulterà essere la più confacente a questo romanzo che, per proseguire sul concetto di dualità, si diletta fra bianco e nero, tra buono e cattivo, tra principe e villain, tra virginale e depravato, tra santo e demoniaco, quasi a ricalcare la tragedia comica o la tragica commedia che Shakespeare, ammirato grandemente da Walpole, ha lasciato ai posteri.

A cura di Marina Morassut
added by AntonioGallo | editThrillernord.it, Morassut Marina
 

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Author nameRoleType of authorWork?Status
Walpole, Horaceprimary authorall editionsconfirmed
Brilli, AttilioContributorsecondary authorsome editionsconfirmed
Del Buono, OresteTranslatorsecondary authorsome editionsconfirmed
Fuseli, HenryCover artistsecondary authorsome editionsconfirmed
Gamer, MichaelEditorsecondary authorsome editionsconfirmed
Groom, NickEditorsecondary authorsome editionsconfirmed
Guth, Karl-MariaEditorsecondary authorsome editionsconfirmed
Jason, NevilleNarratorsecondary authorsome editionsconfirmed
Keeping, CharlesIllustratorsecondary authorsome editionsconfirmed
Mudrick, MarvinIntroductionsecondary authorsome editionsconfirmed
Praz, MarioForewordsecondary authorsome editionsconfirmed
Scott, Sir WalterIntroductionsecondary authorsome editionsconfirmed
Varma, Devendra P.Introductionsecondary authorsome editionsconfirmed
Zanolli, ChiaraTranslatorsecondary authorsome editionsconfirmed

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Epigraph
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... Vanae
Fingentur species, tamen ut Pes & Caput uni
Reddantur formae (Horaz)
Dedication
Lady Mary Coke
First words
Manfred, prince of Otranto, had one son and one daughter: the latter, a most beautiful virgin, aged eighteen, was called Matilda.
Quotations
Last words
(Click to show. Warning: May contain spoilers.)
Disambiguation notice
Publisher's editors
Blurbers
Original language
Canonical DDC/MDS
Canonical LCC

References to this work on external resources.

Wikipedia in English (1)

Classic Literature. Fiction. HTML:

Widely considered the first gothic novel, and indeed an initiator of the whole genre, The Castle of Otranto is a 1764 novel by Horace Walpole. It tells the tale of the lord of a castle, Manfred, and his family. Manfred's son Conrad is about to be married to princess Isabella, but Conrad is killed; crushed to death by the fall of a huge helmet from above. In light of an ancient prophesy, this tragic event is especially ominous.

.

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Book description
Haiku summary
The first Gothic tale,
Yes, overly-dramatic,
But also wondrous.
(hillaryrose7)

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