After watching the Swedish film (which I thought was excellent), and the American remake (which, amazingly, was very good), I decided to read the novel.

If you're here, on Goodreads, reading this review, you know that the written word can create a far more nuanced story-world than the movie, with additonal layers to filter through, and numerous nooks and crannies to be explored. You can only squish so much material into two hours of celluloid.

So we expect more from the original material.

And Let the Right One In doesn't disappoint at all. The MC here, Oskar, is faced with some ethical decisions, and he doesn't always choose wisely. In the movie I felt as if he was an impassive observer, content to let circumstances waft over him.

And the vampire, Eli - we learn far more about the vampire in the novel. I don't want to spoil things, but suffice it feels regret over some of the moral choices it makes, odd for a vampire!

Håkan, the vampire's familiar, is a much larger character in the book..He sticks around far longer, and causes more damage, both to himself and others.

There is a woman who becomes infected, I don't think I spoil things by saying this is a result of a vampire bite. Her story takes up a large portion of the last half of the book. In the film version, she is infected in one scene, and then in another there are consquences. That's about it.

This is not to mention several characters in supporting roles who fleshed out in the novel. The antogonists here face daily pressures, both at school and at home. Loved ones of the larger characters are given personalities and desires. The whole story-world is filled in, rather than alluded to.

All in all, an enjoyable read, one that will stick with me for awhile. ( )

Great movie ( )

Cinematic and gruesome. Nuanced depiction of love and not-love, and of the inherent sociopathy of children and vampires.

Very enjoyable read. ( )

Admittedly, it took me a few pages to get into Let Me In. Once I fell in love with Oskar and Eli I couldn't get enough of their story. Being a twelve year old sensitive boy, Oskar is the subject of daily bullying at school. He dreams of murderous revenge far beyond his sad and lonely years. At night he takes a hunting knife into the woods and repeatedly stabs trees, imagining the soft and penetrable flesh of his school yard enemies. Meanwhile, Eli is a mystery. With a strange way of speaking and no history to speak of, Eli fascinates Oskar to the point of obsession. He finds himself in love with a strange girl who only comes out at night, repeatedly says she neither a girl nor boy, and can solve puzzles she has never seen before in the blink of an eye. Who is she? Then the murders begin. Gruesome and strange, victims are drained of blood. Is Eli to blame?
A running theme through Let Me In is the absence of father figures. Eli has a fake father. Tommy has a fake step-father. Oskar's dad has divorced his mom and is living an alcohol-soaked life outside of town. I wanted to pay attention to the mothers for I hoped they would be the unspoken heroes of Let Me In.
Not so much.
As an aside, I appreciated the literary references of Plato, Dante, Pyramus, Thisbe, and King Minos. ( )

Le vicende narrate ruotano attorno ad un crocevia di solitudini che si accavallano (Oskar, Tommy, i bulletti, gli ubriaconi, i genitori di Oskar, Hakan). Al centro c'è Eli, bambino-vampiro senza sesso né età, che un atto di crudeltà estrema ha proiettato al di fuori dell'umanità, del tempo e di sé stesso, in uno spazio senza orizzonti dove l'aberrazione è quotidiana normalità.
È infatti la solitudine la vera protagonista del libro e la principale causa di orrore, tanto che il gelo nordico che fa da sfondo alla storia è quasi un'emanazione meteorologica del freddo dell'anima che essa suscita. La condizione di vampiro è orribile proprio perché concentra in un solo individuo una tale carica di solitudine da renderlo un mostro assetato di socialità, ma nello stesso tempo incapace di costituire delle relazioni interpersonali che non siano violente e distruttive.

Anche Oskar è assetato di amicizia e rapporti sociali normali ma le prospettive sono fosche: la metamorfosi in una forma anemica di vampiro è già iniziata anche in lui (colleziona articoli di giornale che parlano di efferati delitti, medita di colpire con un coltello i bulletti che lo maltrattano) e tra le palazzine popolari della periferia sembra non esserci spiraglio per la redenzione.

Ecco perché la vicenda di Oskar ed Eli è straordinaria.
In un fragilissimo equilibrio di tempi e distanze, queste due singolarità si sfiorano, si annusano, si scontrano e infine si accettano.
Non è tanto una storia d'amore o di lotta per la sopravvivenza, non solo almeno, quanto piuttosto un percorso adolescenziale di ricerca della propria identità che può essere colta solo nel riflesso di un rapporto interpersonale sincero e duraturo.
Eli lo dice chiaramente ad Oskar: "Io non sono niente. Non sono una bambina. Non sono una vecchia. Non sono un ragazzo. Non sono una ragazza. Non sono niente". Chi non riesce a costituire una propria identità nel confronto con l'altro è condannato all'oblio e alla morte, spirituale prima che fisica (si pensi al gruppo di amici alcolizzati e in particolare alla relazione fuori tempo massimo fra Lacke e Virgina).
È tutto qui il nucleo pulsante di questo romanzo.

È apprezzabile anche la prospettiva razionalistica in cui viene inquadrato il fenomeno del vampirismo (ereditata dal romanzo di Richard Matheson [b:Io sono leggenda|10209389|Io sono leggenda|Richard Matheson|https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1346956824l/10209389._SY75_.jpg|19273256]) e la descrizione delle sensazioni interiori di Virginia che subisce la trasformazione, entrambi elementi che giocano a favore di un'ulteriore umanizzazione della figura del vampiro.

Dal punto di vista stilistico, la narrazione procede per accostamenti di quadri sostanzialmente statici. L'autore viene dalla TV e lo si percepisce nell'architettura del racconto e nello sviluppo framentario delle singole parti. La prosa è scorrevole e funzionale alla narrazione anche se risulta piú adatta ad esprimere i toni delicati e intimistici della prima parte piuttosto che quelli piú cupi e gore delle pagine finali. Il contorno di boschi e foreste contribuisce poi a immergere tutto il racconto in una suggestiva atmosfera di fiaba nordica.

Insomma un romanzo apprezzabile con una interessante storia originale, una discreta capacità di introspezione psicologica e uno stile piano ma gradevole.
Non un capolavoro ma una lettura soddisfacente.

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