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I miserabili - Vol. I

by Victor Hugo

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[I] Nel vedersi osservato con una certa curiosità da quel vecchio, Napoleone si voltò e disse, brusco: «Chi è questo brav'uomo che mi guarda?» «Sire, – rispose Myriel, – voi guardate un brav'uomo e io un grand'uomo. Ognuno di noi può cavarne profitto».
Myriel dovette subire la sorte comune a tutti quelli che arrivano per la prima volta in una cittadina dove ci sono molte bocche a parlare e pochissime teste a pensare. Dovette subirla nonostante fosse il vescovo e proprio perché lo era.
Il patibolo non è una struttura, il patibolo non è una macchina, il patibolo non è un congegno inerte fatto di legno, di ferro e di corde. Sembra una specie di essere dotato di non so quale tetra iniziativa; sembra che quella struttura veda, che quella macchina oda, che quel meccanismo comprenda, che quel legno, quel ferro e quelle corde vogliano. Nella spaventosa fantasticheria che la sua presenza suscita nell'anima, il patibolo appare terribile e partecipe di ciò che fa. Il patibolo è il complice del carnefice; divora; mangia la carne, beve il sangue. Il patibolo è una specie di mostro fabbricato dal giudice e dal falegname, uno spettro che sembra vivere una sorta di spaventevole vita fatta di tutta la morte che ha dato.
Non esiste una potenza che non abbia il suo seguito; non una fortuna che non abbia la sua corte. I cercatori d'avvenire turbinano intorno allo splendore presente.
Non vide nulla. Le persone oppresse non si guardano dietro. Sanno fin troppo bene che la mala sorte li segue.
Last words
Disambiguation notice
Publisher's editors
Blurbers
Original language
Canonical DDC/MDS
Canonical LCC

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