Ispirato all'omonimo saggio storico di Marco Nozza, il film - ambientato dopo l'8 settembre 1943 - rievoca - secondo una visione in soggettiva ed in flashback della protagonista - una strage dimenticata della seconda guerra mondiale, narrando gli eventi collegati ad un rastrellamento nazista compiuto a Meina sul versante piemontese del lago Maggiore. In conseguenza di tale rastrellamento si ebbe il primo eccidio dopo l'intervenuto armistizio di 54 ebrei, di cui sedici facevano parte della colonia di ospiti - in prevalenza provenienti dalla Grecia - dell'albergo di Meina. (fonte: Wikipedia)

Il film, riprende la storia, ricostruita e raccontata in un libro dal giornalista Marco Nozza, dell’eccidio di 54 ebrei avvenuta in territorio italiano , a Meina sul Lago Maggiore ad opera della Leibstandarte Adolf Hitler , una divisione SS di stanza sul Lago Maggiore e capitanata dal comandante Krassler. L’episodio a lungo passato sotto silenzio ed emerso nella sua efferatezza in seguito al processo celebrato venticinque anni dopo a Osnabrück, può definirsi come la prima strage di ebrei in Italia. (fonte: Ucei)

Tutto inizia nel 1953 sul Lago Maggiore, dove una ragazza si tuffa nei tragici ricordi di dieci anni prima. Quando, ancora adolescente, Noa (questo il nome della fanciulla) viveva lì con la sua famiglia all'hotel Meina, hotel di proprietà del padre, ebreo con passaporto turco e quindi cittadino di un paese neutrale.
Subito dopo l'annuncio dell'armistizio dell'8 settembre tra gli Alleati e l'Italia, la vita di Noa, della sua famiglia e di tutti gli ospiti dell'albergo viene sconvolta dal brutale arrivo di un plotone delle SS, che rinchiude gli ebrei costringendo tutti a una settimana di terrore e attesa. Drammaticamente combattuti tra il desiderio di fuga e la speranza della fine della guerra, i prigionieri vivranno un'assurda settimana chiusi in questa lussuosa gabbia di paura e dolore che è l'Hotel Meina. Tratto dall'omonimo testo di Marco Nozza, ma troppo liberamente trasposto e con all'interno eccessive fantasie su alcuni personaggi che provocarono ben a ragione numerose proteste da parte dei testimoni dell'accaduto, a cominciare da Becky Behar, figlia del proprietario di allora dell'Hotel.