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Io venìa pien d'angoscia a rimirarti (1990)

by Michele Mari

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Michele Mari ogni volta riesce a sorprendermi per la sua capacità di plasmarsi alla perfezione sul genere che decide di affrontare nei suoi libri. Qui la scelta ricade sulla creazione di una biografia apocrifa di Leopardi immaginato dall'autore come un giovane erudito che viene a scontrarsi con alcuni cambiamenti della propria persona.
I riferimenti a Leopardi sono geniali e le citazioni sono tantissime: dall'ermo colle al sabato del villaggio, dai continui riferimenti alla luna all'isolamento e alla ricerca letteraria.
Mari scrive, nel 1990, con un linguaggio antico e molto ricercato che dimostra la sua capacità di confrontarsi con diversi stili.
Lo adoravo già prima e questo libro ha solo confermato e rafforzato la stima che ho nei confronti di questo scrittore. ( )
  Feseven78 | Apr 17, 2019 |
"Ascoltami Orazio, l'uomo è la propria paura; se potrà attraversarla, se potrà viaggiare dentro di essa come in un paese straniero, allora quella paura sarà più bella, ed ei potrà riguardarla come una favola, o una animata pittura. Ma a un tal viaggio fa d'uopo una guida, qual può venire soltanto dalle testimonianze di chi già s'inoltrò nelle medesime terre". ( )
  Kazegafukuhi | Aug 10, 2013 |
Un inno alla Luna e a un Leopardi giovane, dotto al limite dell'enciclopedia. Un'opera maestosa per l'uso del linguaggio, per la ricerca storica e per la sottile commistione tra il vero e l'inventato, tanto ben fatta da apparire reale. ( )
  Saretta.L | Mar 31, 2013 |
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