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L'acchiapparatti by Francesco Barbi
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L'acchiapparatti (edition 2010)

by Francesco Barbi

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In de toren van tovenaar Ar-Gular vindt de gebochelde doodgraver Ghescik een diadeem. Wanneer hij die opzet, ziet hij de wereld door de ogen van een monster. Als Ghescik ontwaakt uit zijn trance, beseft hij dat hij dit monster heeft helpen ontsnappen. Hij zet een klopjacht in.
Member:sdubbio
Title:L'acchiapparatti
Authors:Francesco Barbi
Info:Baldini Castoldi Dalai (2010), Hardcover, 466 pages
Collections:Your library, Currently reading, Wishlist, To read, Read but unowned, Favorites
Rating:
Tags:None

Work Information

L'acchiapparatti by Francesco Barbi

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Forse Faletti è così superiore da non aver bisogno di un editor: con quest'altra opera di BCDe (hanno fatto apposta a scegliersi il nome?) ho la certezza che nessuno, là dentro, sappia cosa sia un editor.
Peccato, perché il romanzo merita, eccome: tre stelle solo per questo, altrimenti l'unica stella di demerito non gliela levava nessuno.
Termini imprecisi (il nome corretto dei dadi d'osso è astragali), giri di parole, contorcimenti perifrastici, innumerevoli sinonimi per evitare ripetizioni anche quando non è necessario. Ad esempio, nella rissa del primo capitolo non si capisce quanti siano i personaggi coinvolti, solo perché l'autore non chiama per nome il misterioso giovanotto - tale Gelco, presentato nelle prime righe con tanto di testimoni. Ancora, a pag 50, Ghescik viene chiamato becchino, zoppo, gobbo, storpio, pur essendo l'unico personaggio presente.
Gli schemi si ripetono fino alla noia: si incontrano sempre "loschi figuri" che nel giro di due righe scopriamo di conoscere già. Il giochetto è carino, ma se dosato in modo adeguato. Lo stesso si può dire delle digressioni storico-socio-culturali che introducono diversi capitoli: interessanti, ma fredde e decontestualizzate.
Di una madre che non tratta la propria creatura come un figlio, scrivere che lo guarda con occhi materni è una evidente contraddizione. Piuttosto pietà, dispiacere, dolore, compassione: gli occhi materni lasciamoli a chi prova un sentimento di madre, che lo sia oppure no.
Il magico cerchietto di metallo viene chiamato "diadema": è vero che in tempi passati il termine indicava una fascia metallica che cinge la fronte, ma il lettore di oggi, anno 2010, pensa a questi.
Zaccaria, tra tutti i nomi da fantasy, stona un po', ma ci guadagna con la sua simpatia: peccato che sia un'accozzaglia esagerata del DSM-IV, che risulta poco plausibile.
La storia avrebbe davvero meritato uno sforzo in più: rispetto all'edizione precedente si vede lo sforzo compiuto, ma non è abbastanza, e lo dico a malincuore. ( )
  LaPizia | Aug 3, 2017 |
In moltissime recensioni riguardanti L’Acchiapparatti ho avuto modo di leggere la frase “Francesco Barbi è uno dei migliori scrittori di fantasy italiani“. Dopo aver letto, finalmente, il suo libro devo ammettere che avevano ragione. A tutti gli effetti L’Acchiapparatti (e sto parlando della nuova versione editata e ricorretta) è uno dei migliori libri fantasy italiani usciti negli ultimi anni, senza dubbio.

Per quanto riguarda la trama possiamo dire che in se per se non presenta caratteri assolutamente innovativi o rivoluzionari. Perfino l’elemento “MAGIA”, per quanto si tratti di un fantasy, non è predominante.

Quello che è, a tutti gli effetti, “speciale” in questo romanzo sono i personaggi. Personaggi lontani anni luce dai luccicanti e invincibili super eroi che imperversano nella maggior parte del panorama fantasy italiano e internazionale, personaggi pieni zeppi di difetti e tracciati con sicurezza e precisione. Caratterizzati al massimo, dopo pochi capitoli siamo praticamente in grado di riconoscerli basandoci solamente sul loro registro lessicale, che non è poco. Credetemi. Abbiamo lo storpio e scontroso Ghescik. Lo stolto (ma forse neanche troppo) Zaccaria, il terribile Mietitore… E come non nominare lo sfregiato cacciatore di taglie? Tutti perfettamente opposti agli stereotipi, tutti un po’ estremizzati e lievemente vicini al grottesco ma mai banali o noiosi. Assolutamente un “cast” vincente di protagonisti ben fatti.

Lo stile dell’autore è assolutamente coinvolgente, pulito e attento. Francesco Barbi scrive bene, e non è una frase buttata là tanto per dire visto che ormai il rapporto capacità/pubblicazione non è più rispettato da molte case editrici pur di far “numeri” a fine anno seguendo le mode del momento. Quindi sì, ribadisco, Barbi scrive bene, con la giusta dose di azione e descrizione e con uno stile semplice ma avvincente. Le sue ambientazioni sono descritte magnificamente e minuziosamente e le scena d’azione sono “vissute” dal lettore minuto per minuto. Nessun deus ex machina buttati là, a risolvere le situazioni impossibili, e zero bloopers.

Infine, avendo potuto dare un’occhiata alla vecchia versione del libro, posso dire che lo stesso aspetto fisico del libro è nettamente migliorato. Assolutamente bella la copertina che da un tocco di elegante contegno al libro che sembra dire “Non ho bisogno di strass e glitter, io” e perfetta impaginazione che non cerca di “aiutare” (diciamo così) il lettore con un font a 16pixel pur di riempire 600 pagine. Prezzo, a mio avviso, esoso per un opera d’esordio (anche se vogliamo puntare sul fatto che è una seconda edizione la questione non cambia, anzi) di un autore, ancora, non rinomato. Anche se tutto sommato 18,00€ è un prezzo esoso per qualunque libro. Stop.

In conclusione posso dire di essere decisamente felice di aver avuto la possibilità di leggere questo libro che, già da qualche tempo, stavo osservando ogni volta che passavo in libreria pur non decidendomi ad acquistarlo. Francesco Barbi, almeno per chi segue leggermente la narrativa fantastica italiana, non è più da tempo un nome “sconosciuto” proprio grazie al suo “L’Acchiapparatti” e tutto sommato, per una volta, dobbiamo prendere atto che la sua fama è del tutto meritata. ( )
  Nasreen44 | Jun 8, 2017 |
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In de toren van tovenaar Ar-Gular vindt de gebochelde doodgraver Ghescik een diadeem. Wanneer hij die opzet, ziet hij de wereld door de ogen van een monster. Als Ghescik ontwaakt uit zijn trance, beseft hij dat hij dit monster heeft helpen ontsnappen. Hij zet een klopjacht in.

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