Un llibre breu, com sempre, 88 pàgines. Té dues parts independents però entrellaçades. Les primeres 35 trobem un narrador que ens explica que està fent la traducció a l'italià de la novel.la d'Isaac Bashevis Singer: La família Muskat, ens explica una mica com funciona la llengua idix, jiddish, i la la pèrdua de parlants després de l'Holocaust. Per tant el narrador es jueu i va patir el setge del gheto de Varsòvia.
La segona part ens l'explica la filla d'un ex nazi instal.lada a Viena. Fins als 20 anys viu amb la seva mare i creu no tenir pare, un dia en tornar de la facultat la seva la mare li explica qui és el seu pare, és el que creia era el seu avi i és un criminal de guerra que ha hagut de canviar d'identitat, després d'una estada a l'Argentina. La narradora decideix continuar vivint amb el seu pare i intentar entendre que va passar. El pare un cop agafar la jubilació es dedica a estudiar la Kabala, per entendre que va fallar i perquè l'exèrcit alemany no va arribar a reixir i ha imposar el seu domini a Europa.
Els personatges entren en contacte al final de la narració i les consequències són dramàtiques. ( )

Un gran libro, narrado desde la óptica de un traductor de yiddish y de una mujer que desconocía el pasado de su padre, quien trabajaba como cartero en Ischia, después de haber partido de Europa para estar una temporada en Argentina y después en Viena. De la noche a la mañana se entera de que su padre es un criminal de guerra nazi, y la realidad la golpea de frente y sin previo aviso. Engañada por sus progenitores, confronta a su padre, quien se justifica aduciendo que siempre cumplió con sus deberes de soldado al hacer valer las órdenes de los superiores, y que su gran pecado fue haber pertenecido al bando de los derrotados. Bien narrado, bellamente escrito, ofrece valiosas reflexiones acerca de la vida, la familia, las relaciones humanas, la verdad, la guerra, el honor y el deber. He agendado al autor para próximas lecturas, porque lo encuentro bastante interesante.

Il torto del soldato, è la sconfitta. La vittoria giustifica tutto”. È con questa affermazione che il padre della ragazza, io narrante ne Il torto del soldato, splendido e inquietante racconto di Erri De Luca, riscatta la propria condizione di criminale di guerra, come a voler ridurre la colpa, che lo costringe da decenni a vivere sotto falsa identità, ad un errore strategico, ad una mancata conquista. Perché il soldato non agisce per puro senso del dovere, ma con l’entusiasmo e la passione di chi spera nella vittoria, e i suoi crimini sono determinati dal fallimento di un’operazione bellica.

La ragazza non conosce il vero nome di suo padre, anzi, ignorava persino di averne uno, lo incontra ad un certo punto della sua vita, con lui incontra il segreto del suo passato e il dramma del suo presente, e sceglie di assumere il proprio ruolo di figlia con la piena consapevolezza e la giusta repulsione per la vera identità di lui. A lei non importa conoscere nei dettagli i crimini che egli ha commesso, non riconosce in essi alcuna ragione storica o patriottica, è legata al padre da una specie di tacito accordo, di distaccato affetto che in parte le nega di vivere completamente la sua dimensione di figlia e di donna.

Fino al giorno in cui, al culmine di un percorso forse immaginario o forse già tracciato dal destino, dove, per effetto della ghematria ebraica, le parole “fine” e “vendetta”, finalmente, si incontrano, la giustizia si compie per entrambi, nella duplice forma di nostalgia e paura, restituendo la pace all’uno e la libertà all’altra. Un racconto breve e affascinante, lieve come una poesia, dove la scien

la noia que no vol saber res del passat nazi del seu pare. ( )

Non riesco ad entrare in sintonia con lo stile di De Luca né con il suo modo di raccontare l' animo di una donna. Ma è bellissima l' idea della nemesi del nazista cabalista. ( )