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Sebastian Brant (1458–1521)

Author of The Ship of Fools

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About the Author

Sebastian Brant was born in Strassburg, France, in 1457 and studied at Basel, Switzerland, where he became a lecturer. When Basel joined the Swiss Confederacy, he returned to Strassburg and became the town clerk. He was the author of a number of political and religious pamphlets. Katherine Anne show more Porter drew on Das Narrenschiff (1497) for her novel Ship of Fools. Brant's parody of the late medieval period depicts life as a paradise for simpletons. It is a series of rhymed sermons excoriating sin and folly with grotesque satire. The crew of a seabound vessel is made up of 112 fools, each representing a foible of humankind. This was the first book written in German to achieve great international popularity. It was translated into Low German, Latin, French, English, and other languages. In 1509, Alexander Barclay translated an early edition of the work. Brant died in 1521. (Bowker Author Biography) show less
Image credit: Project Gutenberg

Works by Sebastian Brant

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Birthdate
1458
Date of death
1521-05-10
Gender
male
Nationality
Germany
Birthplace
Straßburg, Elsaß, Frankreich
Place of death
Straßburg, Elsass, Frankreich
Occupations
lawyer
town clerk

Members

Reviews

Reprint. Orig. publ. New York : Columbia University Press, 1944
 
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ME_Dictionary | 6 other reviews | Mar 19, 2020 |
A proposito di una frase di Petrarca: "I libri condussero alcuni alla saggezza, altri alla follia." Qualche anno dopo Petrarca, a Basilea nel 1494, venne pubblicato un libro in occasione del carnevale. L'autore Sebastian Brant, (1457-1521) mise tutti i folli su una nave, che poi è la nave della vita. Una gentile amica mi ha chiesto se su Facebook siamo saggi o folli. Io ho risposto che dai tempi di Petrarca i libri sono cambiati. Non sono più quelli di prima, ma la follia continua ad imperversare, anche se in forma diversa. Magari digitale.

"La Nave dei folli” è uno di quei libri di cui tutti parlano, citato mille volte, ma che pochi conoscono. Composta da oltre settemila versi in rime baciate, l’opera è un grottesco e disastroso viaggio dei matti che nella concezione di Brant, a cavallo tra tardo medioevo e rinascimento, sono tutt’uno con i peccatori, verso il naufragio finale che precede la quaresima, metafora dell’eterna punizione se non interviene il pentimento.

Testo straordinario per la sua “contabilità”, scorrevolezza e pregnanza, “La nave dei folli” è forse il libro tedesco che ha avuto più fortuna nei secoli: un grande classico che si colloca nella scissura tra vecchio e nuovo mito, a conclusione del Gotico e a inaugurazione dell’invenzione del nuovo mondo. Brant, nato a Strasburgo ma vissuto a Basilea dove insegnò a quella università, fu uno dei primi “ consulenti editoriali” della storia: seppe servirsi della stampa in maniera moderna.

Raccolse intorno a sé una equipe di illustratori, il principale dei quali fu Albrecht Durer, che eseguirono le xilografie che illustrano l’opera, composta dunque da una “colonna sonora” e da un indissolubile commento grafico, sì da articolare una irresistibile “Totentanz”, tragica ma non priva di tocchi umoristici: clamorosa satira, coloratissima “festa dei pazzi”, orrenda e allegra kermesse che nella sua straordinaria giocosità è fonte di sicuro divertimento, ma anche momento di attenta meditazione per ciascun lettore.

DEI LIBRI INUTILI

Di stolti e pazzi la ridda precedo
Ché molti libri attorno a me pur vedo
Che io non leggo e in cui neppure credo.
Se io per primo sulla Nave siedo,
Non è senza ragione, lo concedo:
Con i libri da sempre ho un gran daffare
E molti ne ho saputo accumulare.
Spesso neppure un'acca ne comprendo,
Eppure grande onore loro rendo:
Di scacciarne le tarme mi accontento.
Se di scienze si fa ragionamento,
"A casa tutto questo tengo!" esclamo,
Ché d'aver libri attorno, altro non bramo.
Di Tolomeo il gran re si sente dire
Che di libri ne avesse a non finire
D'ogni parte del mondo radunati
E a guisa di tesori venerati.
Ma molti stavan solo ad occupare
Spazio, senza al gran re nulla insegnare.
Al par di lui, io ne possiedo molti,
Ma ben di rado ne ho consigli colti.
Forse che dovrei rompermi la testa
Per farne di nozioni una gran cesta?
Chi troppo studia, si riduce scemo!
E come un gran signor, certo non temo
Di pagare chi impari al posto mio!
Sono tardo di mente, è questo il fio:
Ma quando siedo col sapiente e il dotto,
Ho pronto l' "ita!" e qualche altro motto
Che possa voler dire "son d'accordo".
Che qui siamo tedeschi, ben ricordo.
Ne mastico assai poco, di latino.
So che vinum vuol dire proprio vino,
Che gucklus vuole dire semplicione
E stultus chi ne ha poca, di ragione,
E che "domine doctor!" son chiamato,
E da tutti, ed ovunque, rispettato.
Sulla testa il berretto uso calzare,
Dell'asino le orecchie per celare.
… (more)
 
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AntonioGallo | 6 other reviews | Nov 2, 2017 |
A proposito di una frase di Petrarca: "I libri condussero alcuni alla saggezza, altri alla follia." Qualche anno dopo Petrarca, a Basilea nel 1494, venne pubblicato un libro in occasione del carnevale. L'autore Sebastian Brant, (1457-1521) mise tutti i folli su una nave, che poi è la nave della vita. Una gentile amica mi ha chiesto se su Facebook siamo saggi o folli. Io ho risposto che dai tempi di Petrarca i libri sono cambiati. Non sono più quelli di prima, ma la follia continua ad imperversare, anche se in forma diversa. Magari digitale.

"La Nave dei folli” è uno di quei libri di cui tutti parlano, citato mille volte, ma che pochi conoscono. Composta da oltre settemila versi in rime baciate, l’opera è un grottesco e disastroso viaggio dei matti che nella concezione di Brant, a cavallo tra tardo medioevo e rinascimento, sono tutt’uno con i peccatori, verso il naufragio finale che precede la quaresima, metafora dell’eterna punizione se non interviene il pentimento.

Testo straordinario per la sua “contabilità”, scorrevolezza e pregnanza, “La nave dei folli” è forse il libro tedesco che ha avuto più fortuna nei secoli: un grande classico che si colloca nella scissura tra vecchio e nuovo mito, a conclusione del Gotico e a inaugurazione dell’invenzione del nuovo mondo. Brant, nato a Strasburgo ma vissuto a Basilea dove insegnò a quella università, fu uno dei primi “ consulenti editoriali” della storia: seppe servirsi della stampa in maniera moderna.

Raccolse intorno a sé una equipe di illustratori, il principale dei quali fu Albrecht Durer, che eseguirono le xilografie che illustrano l’opera, composta dunque da una “colonna sonora” e da un indissolubile commento grafico, sì da articolare una irresistibile “Totentanz”, tragica ma non priva di tocchi umoristici: clamorosa satira, coloratissima “festa dei pazzi”, orrenda e allegra kermesse che nella sua straordinaria giocosità è fonte di sicuro divertimento, ma anche momento di attenta meditazione per ciascun lettore.

DEI LIBRI INUTILI

Di stolti e pazzi la ridda precedo
Ché molti libri attorno a me pur vedo
Che io non leggo e in cui neppure credo.
Se io per primo sulla Nave siedo,
Non è senza ragione, lo concedo:
Con i libri da sempre ho un gran daffare
E molti ne ho saputo accumulare.
Spesso neppure un'acca ne comprendo,
Eppure grande onore loro rendo:
Di scacciarne le tarme mi accontento.
Se di scienze si fa ragionamento,
"A casa tutto questo tengo!" esclamo,
Ché d'aver libri attorno, altro non bramo.
Di Tolomeo il gran re si sente dire
Che di libri ne avesse a non finire
D'ogni parte del mondo radunati
E a guisa di tesori venerati.
Ma molti stavan solo ad occupare
Spazio, senza al gran re nulla insegnare.
Al par di lui, io ne possiedo molti,
Ma ben di rado ne ho consigli colti.
Forse che dovrei rompermi la testa
Per farne di nozioni una gran cesta?
Chi troppo studia, si riduce scemo!
E come un gran signor, certo non temo
Di pagare chi impari al posto mio!
Sono tardo di mente, è questo il fio:
Ma quando siedo col sapiente e il dotto,
Ho pronto l' "ita!" e qualche altro motto
Che possa voler dire "son d'accordo".
Che qui siamo tedeschi, ben ricordo.
Ne mastico assai poco, di latino.
So che vinum vuol dire proprio vino,
Che gucklus vuole dire semplicione
E stultus chi ne ha poca, di ragione,
E che "domine doctor!" son chiamato,
E da tutti, ed ovunque, rispettato.
Sulla testa il berretto uso calzare,
Dell'asino le orecchie per celare.
… (more)
 
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AntonioGallo | 6 other reviews | Nov 2, 2017 |
Questo post recensione ha origine da una conversazione nata su Facebook a proposito di una frase di Petrarca: "I libri condussero alcuni alla saggezza, altri alla follia." Qualche anno dopo Petrarca, a Basilea nel 1494, venne pubblicato un libro in occasione del carnevale. L'autore Sebastian Brant, (1457-1521) mise tutti i folli su una nave, che poi è la nave della vita. Una gentile amica mi ha chiesto se su Facebook siamo saggi o folli. Io ho risposto che dai tempi di Petrarca i libri sono cambiati. Non sono più quelli di prima, ma la follia continua ad imperversare, anche se in forma diversa. Magari digitale.

"La Nave dei folli” è uno di quei libri di cui tutti parlano, citato mille volte, ma che pochi conoscono. Composta da oltre settemila versi in rime baciate, l’opera è un grottesco e disastroso viaggio dei matti che nella concezione di Brant, a cavallo tra tardo medioevo e rinascimento, sono tutt’uno con i peccatori, verso il naufragio finale che precede la quaresima, metafora dell’eterna punizione se non interviene il pentimento.

Testo straordinario per la sua “contabilità”, scorrevolezza e pregnanza, “La nave dei folli” è forse il libro tedesco che ha avuto più fortuna nei secoli: un grande classico che si colloca nella scissura tra vecchio e nuovo mito, a conclusione del Gotico e a inaugurazione dell’invenzione del nuovo mondo. Brant, nato a Strasburgo ma vissuto a Basilea dove insegnò a quella università, fu uno dei primi “ consulenti editoriali” della storia: seppe servirsi della stampa in maniera moderna.

Raccolse intorno a sé una equipe di illustratori, il principale dei quali fu Albrecht Durer, che eseguirono le xilografie che illustrano l’opera, composta dunque da una “colonna sonora” e da un indissolubile commento grafico, sì da articolare una irresistibile “Totentanz”, tragica ma non priva di tocchi umoristici: clamorosa satira, coloratissima “festa dei pazzi”, orrenda e allegra kermesse che nella sua straordinaria giocosità è fonte di sicuro divertimento, ma anche momento di attenta meditazione per ciascun lettore.

DEI LIBRI INUTILI

Di stolti e pazzi la ridda precedo
Ché molti libri attorno a me pur vedo
Che io non leggo e in cui neppure credo.
Se io per primo sulla Nave siedo,
Non è senza ragione, lo concedo:
Con i libri da sempre ho un gran daffare
E molti ne ho saputo accumulare.
Spesso neppure un'acca ne comprendo,
Eppure grande onore loro rendo:
Di scacciarne le tarme mi accontento.
Se di scienze si fa ragionamento,
"A casa tutto questo tengo!" esclamo,
Ché d'aver libri attorno, altro non bramo.
Di Tolomeo il gran re si sente dire
Che di libri ne avesse a non finire
D'ogni parte del mondo radunati
E a guisa di tesori venerati.
Ma molti stavan solo ad occupare
Spazio, senza al gran re nulla insegnare.
Al par di lui, io ne possiedo molti,
Ma ben di rado ne ho consigli colti.
Forse che dovrei rompermi la testa
Per farne di nozioni una gran cesta?
Chi troppo studia, si riduce scemo!
E come un gran signor, certo non temo
Di pagare chi impari al posto mio!
Sono tardo di mente, è questo il fio:
Ma quando siedo col sapiente e il dotto,
Ho pronto l' "ita!" e qualche altro motto
Che possa voler dire "son d'accordo".
Che qui siamo tedeschi, ben ricordo.
Ne mastico assai poco, di latino.
So che vinum vuol dire proprio vino,
Che gucklus vuole dire semplicione
E stultus chi ne ha poca, di ragione,
E che "domine doctor!" son chiamato,
E da tutti, ed ovunque, rispettato.
Sulla testa il berretto uso calzare,
Dell'asino le orecchie per celare.
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AntonioGallo | 6 other reviews | Nov 2, 2017 |

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