In vita Nietzsche pubblicò come testo poetico autonomo solo alcuni degli Idilli di Messina (1882), e stava preparando un'edizione separata dei Ditirambi di Diomso (1885-88) nei giorni che precedettero la pazzia. Da Umano troppo umano (1878) fino all'autobiografico Ecce homo (1888), Nietzsche colloca la sua lirica - come necessaria e integrante, come segno tangibile del suo peculiare e ribadito non far differenza tra pensiero, canto e danza - nel corpo delle opere filosofiche, in particolare La gaia scienza e Cosí parlò Zarathustra (si veda l'edizione critica delle opere di G. Colli e M. Montinari, Adelphi, 1967 -77, e La gaia scienza, Einaudi, 1979, a cura di G. Vattimo). La presente edizione curata da Anna Maria Carpi (con prefazione e nota editoriale esplicativa) segue la cronologia delle opere e comprende tutti i testi poetici del filosofo (con la sola esclusione dei frammenti), qui ritradotti. Le circa cento liriche danno un'immagine sintetica e pregnante di tutto il pensiero nietzschiano e possono anche valere a introdurre il non specialista nel vivo del suo stile. La lingua poetica di Nietzsche è bifronte: da un lato è intrisa di echi della poesia romantica tedesca, dall'altro prelude alle ipnosi semantiche dell'espressionismo e all'ermetismo novecentesco.
(piopas)