Bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno? Da una parte ci sono un personaggio affascinante – uno dei pochissimi ‘buoni’ della galleria di Evangelisti - che potrebbe avere la faccia di Warren Oates; la documentazione storica accurata; l’ambientazione insolita, precisa, opprimente; l’azione a tratti serrata e i dialoghi secchi; poche via d’uscita e una violenza senza orpelli, tra spaghetti western e McCarthy. Dall’altra abbiamo una babele di personaggi e di nomi che si fa fatica a ricordare (ad un certo punto ho desistito); una serie di doppi, tripli, quadrupli giochi che rendono la trama difficile da seguire; in parte come conseguenza, un finale insoddisfacente, che pare frettoloso o appiccicato, con l’azione che accelera all’improvviso. Su tutto, Evangelisti stende uno dei temi a lui più caro, quello della nascita del feroce capitalismo statunitense che, disposto a sacrificare tutto e tutti, fa intravedere l’imperialismo a stelle e strisce dei secoli ventesimo e ventunesimo: anche questo, a ben vedere, un legame con una ben precisa ramificazione del West di casa nostra. Pur interessante, il risultato è una sorta di sovrastruttura che soffoca la storia in quello che è sempre un romanzo di genere ,rovinando il piacere della lettura che l’autore riesce a trasmettere solo a tratti. ( )