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Includes the names: Vert N., Nicolas Werth

Works by Nicolas Werth

La route de la Kolyma (2012) 8 copies
Les révolutions russes (2017) 5 copies
Poutine historien en chef (2022) 5 copies

Associated Works

Stalin: New Biography of a Dictator (2015) — Préface, some editions — 169 copies
Lenas Tagebuch (-0001) — Préface, some editions — 29 copies
Leningrad, 1943: Inside a City Under Siege (1944) — Editor, some editions — 16 copies
Encyclopédie de la Grande Guerre 1914-1918 (2004) — Contributor — 5 copies
Les sociétés en guerre: 1911-1946 (2003) — Contributor — 4 copies
The book of Pogroms. Pogroms in Ukraine, Belarus and European Russia during the Civil War Period of 1918-1922 (2007) — Etablissement de l'édition française & Co-traducteur, some editions — 3 copies
Les gens d'autrefois - La noblesse russe dans la société soviétique (2006) — Preface, some editions — 3 copies
Stalingrad (1946) — Editor, some editions — 2 copies
Le Débat, numéro 107 (1999) — Contributor — 1 copy
L'Eté noir de 42 (2022) — Editor, some editions — 1 copy

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Reviews

Synopsis:
Already famous throughout Europe, this international bestseller plumbs recently opened archives in the former Soviet bloc to reveal the actual, practical accomplishments of Communism around the world: terror, torture, famine, mass deportations, and massacres. Astonishing in the sheer detail it amasses, the book is the first comprehensive attempt to catalogue and analyze the crimes of Communism over seventy years.

"Revolutions, like trees, must be judged by their fruit," Ignazio Silone wrote, and this is the standard the authors apply to the Communist experience―in the China of "the Great Helmsman," Kim Il Sung's Korea, Vietnam under "Uncle Ho" and Cuba under Castro, Ethiopia under Mengistu, Angola under Neto, and Afghanistan under Najibullah. The authors, all distinguished scholars based in Europe, document Communist crimes against humanity, but also crimes against national and universal culture, from Stalin's destruction of hundreds of churches in Moscow to Ceausescu's leveling of the historic heart of Bucharest to the widescale devastation visited on Chinese culture by Mao's Red Guards.

As the death toll mounts―as many as 25 million in the former Soviet Union, 65 million in China, 1.7 million in Cambodia, and on and on―the authors systematically show how and why, wherever the millenarian ideology of Communism was established, it quickly led to crime, terror, and repression. An extraordinary accounting, this book amply documents the unparalleled position and significance of Communism in the hierarchy of violence that is the history of the twentieth century.

Review:
When it was first published in France in 1997, Le livre noir du Communisme touched off a storm of controversy that continues to rage today. Even some of his contributors shied away from chief editor Stéphane Courtois's conclusion that Communism, in all its many forms, was morally no better than Nazism; the two totalitarian systems, Courtois argued, were far better at killing than at governing, as the world learned to its sorrow.

Communism did kill, Courtois and his fellow historians demonstrate, with ruthless efficiency: 25 million in Russia during the Bolshevik and Stalinist eras, perhaps 65 million in China under the eyes of Mao Zedong, 2 million in Cambodia, millions more Africa, Eastern Europe, and Latin America--an astonishingly high toll of victims. This freely expressed penchant for homicide, Courtois maintains, was no accident, but an integral trait of a philosophy, and a practical politics, that promised to erase class distinctions by erasing classes and the living humans that populated them. Courtois and his contributors document Communism's crimes in numbing detail, moving from country to country, revolution to revolution. The figures they offer will likely provoke argument, if not among cliometricians then among the ideologically inclined. So, too, will Courtois's suggestion that those who hold Lenin, Trotsky, and Ho Chi Minh in anything other than contempt are dupes, witting or not, of a murderous school of thought--one that, while in retreat around the world, still has many adherents. A thought-provoking work of history and social criticism, The Black Book of Communism fully merits the broadest possible readership and discussion. --Gregory McNamee
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hjsmith50 | 15 other reviews | Feb 12, 2021 |
Staggering. It makes you ashamed to call these totalitarian monsters human. The mass murder on a scale that is hard to imagine, occurred only a few decades ago, and the remnants of those regimes are in some cases still in power.

Aside from the damning indictments on the perpetrators, one is compelled to ask what kind of culture is behind the genocide of tens of millions in Russian and China? What is the mentality of the people who suffer through it, without rising up in armed rebellion against it? What does this say about human evolution? Have those cultures lost their will to be free?
… (more)
 
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MatthewFrend | 15 other reviews | Jun 30, 2020 |
Enormous lapses prevail. Despite its looming effect, the Black Book is actually a void, a lack. The latter sections on the developing world are primed in terms of the white man's burden. The statistics provided within certainly don't lie. The approach to the endeavor lacks all the integrity of scholarship.
 
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jonfaith | 15 other reviews | Feb 22, 2019 |
Lettura impegnativa

Inizio la lettura. Sarà senza dubbio impegnativa, ma ritengo necessaria: fare i conti con la storia per farli con se stessi e con gli altri.

-------------------A lettura conclusa-------------------------

Verso la fine del 1997 la casa editrice francese Laffont pubblicò questo libro di oltre 800 pagine. Una serie di saggi molto importanti sulla storia di questo movimento politico e culturale che ha caratterizzato il secolo ventesimo. Gli autori dei saggi sono studiosi sia occidentali che orientali i quali hanno attinto i dati dei loro studi da fonti inedite. Nel libro sono esaminati tutti i paesi che all’epoca erano ancora sotto il Comunismo: la Russia, che al tempo era ancora Unione Sovietica, la Cina, il Vietnam, la Corea del Nord, la Cambogia, il laos, Cuba, la Mongolia e così via. Il libro contiene anche numerosi documenti inediti tratti dagli archivi di paesi ex-comunisti.

Il volume si apre con 38 pagine di introduzione ed è intitolato “I crimini del Comunismo” ed è firmato dal curatore del libro Stephane Courtois. Questi è anche autore dell’articolo che chiude la ricerca. Le idee espresse nel libro hanno suscitato in Francia e in altri paesi molte discussioni specialmente tra intellettuali e politici simpatizzanti vecchi e nuovi dell’ideologia comunista. Courtois è stato accusato di avere voluto mettere sullo stesso piano il Comunismo, travestito da Stalinismo, ed il Nazismo. Sistemi, a loro parere, basati sul terrore e sulla violenza. Courtois è stato anche accusato di avere forzato le sue opinioni per fini di parte.

Il libro è suddiviso in cinque parti. Nella prima lo storico francese Nicolas Werth divide la sua ricerca in 15 sezioni interamente basate su ricerche di archivio. “Uno Stato contro il suo popolo: violenza, repressione e terrore nell’Unione Sovietica”. Spiega i paradossi ed i fraintesi su quella che è conosciuta come la Rivoluzione di Ottobre, copre l’intero periodo del terrore bolscevico e stalinista come anche altri eventi che portarono poi alla morte di Stalin.

La seconda parte consta di un centinaio di pagine e studia quello che fu il Comintern e il ruolo dell’Unione Sovietica nel movimento comunista internazionale. La sezione è suddivisa in tre saggi sull’azione del Comintern, la presenza in Spagna e le connessioni comunismo terrorismo.
La terza parte si occupa dell’Europa “vittima del comunismo”. In circa 100 pagine viene esaminato il movimento comunista nell’Europa centro orientale. Il focus è sulla Polonia ed è scritto da un eminente storico polacco Andrzej Paczkowski, uno studioso che ha dato un grande aiuto agli storici occidentali per accedere agli archivi in Polonia. L’altra sezione che consta di una settantina di pagine copre il resto dell’Europa centrale ed i Balcani. Le due sezioni unite forniscono una ricca documentazione in gran parte inedita sull’opera di “comunistatizzazione” dell’Europa orientale.

La quarta parte del libro ha per titolo “Il Comunismo Asiatico: tra rieducazione e massacro”. Esamina la situazione nell’Asia orientale, in paesi come la Cina, il Vietnam, la Corea del Nord, la Cambogia e il Laos. E’ divisa in tre sezioni. Nella prima viene studiata la figura di Mao, la Rivoluzione Culturale e l’occupazione cinese del Tibet. Segue poi la sezione sul Vietnam e la Corea del Nord. La terza parte si occupa della Cambogia e dei Kmer rossi.

La quinta parte del libro ha per titolo “Il Terzo Mondo” e si occupa appunto del Comunismo così come s’è manifestato in questi paesi. Si esaminano paesi come Cuba, Nicaragua e Peru. Segue l’esame degli stati africani come l’Etiopia, l’Angola e il Mozambico. Le ultime pagine sono dedicate all’analisi della situazione in Afganistan dall’inizio degli anni settanta ai primi anni novanta. La conclusione del libro è affidata a Stephane Courtois il quale in una trentina di pagine cerca di rspondere alla domanda “Perchè?” tutto quanto è stato documentato nelle pagine precedenti del libro sia successo. Come accadde che da quando il Comunismo nacque nel 1917 si trasformò in un sistema tanto terribile e sanguinario nella sua manifestazione dittatoriale ed assolutista da diventare un sistema a regime criminale. Fu soltanto perchè questo era l’unico modo con il quale potè realizzarsi o ci furono anche altre ragioni?

Courtois nella sua densa e documentata analisi dimostra che la violenza ed il terrore divenne un sistema di vita sotto Lenin e Stalin. L’ideologia leninista era alla base del comportamento politico, con la imposizione di una utopia che era assolutamente irrealizzabile nella realtà. Questa ideologia totalizzante generò intolleranza nei confronti di chi poteva essere di ostacolo alla realizzazione della stessa. Il terrore generò, a suo parere, una doppia mutazione. L’avversario politico diventava dapprima un nemico, poi un criminale da escludere dalla società. Esclusione che si concludeva inevitabilmente con la sua eliminazione anche fisica. Questa è stata la prospettiva operativa di ogni regime in cui l’ideologia marxista leninista ha avuto il suo seme iniziale.

Oltre alla introduzione, le cinque parti del libro e la conclusione, il libro contiene diverse decine di testi ed estratti che sono stati di recente resi pubblici e di pubblico dominio. Vanno segnalati i documento che contiene l’ordine della soppressione della rivolta di Tambov del 1921, la corrispondenza tra Stalin e Shokolov, la trascrizione degli interrogatori del Gran terrore, i resoconti dei processi farsa sia in URSS che in Europa orientale, il memorandum del 1940 che ordinava la esecuzione degli ufficiali polacchi nelle fosse di Katyn, i decreti di deportazione delle minoranze etniche, i rapporti dei comandanti dei gulag siberiani, diversi articoli sulle attività del partito comunista francese, documenti sul trattamento dei prigionieri di guerra in URSS, i resoconti sulle azioni dei guerriglieri comunisti durante la guerra civile in Grecia, un memorandum sul terrorista Carlos e i suoi collegamenti con la Germania Est, documenti sulle persecuzioni religiose, sui campi di lavoro forzato in Cina e numerosi altri.

Una lettura non superficiale del libro può offrire una risposta ai “perchè” di cui si è parlato innanzi. Sta al lettore intelligente, non partigiano e abbastanza freddo nell’analisi trovare la risposta a questi interrogativi. Tutto sommato, non tanto e non troppo vecchi. La storia dell’uomo è disseminata di interrogativi del genere ai quali solo il mistero in cui è avvolta l’umanità riesce a dare una risposta esauriente ed imparziale. Sic transit!
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AntonioGallo | 15 other reviews | Nov 2, 2017 |

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