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Edoardo Nesi

Author of Story of My People

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About the Author

Includes the name: Edoardo Nesi

Image credit: www.direttanews.it

Works by Edoardo Nesi

Story of My People (2010) 108 copies
L'età dell'oro (2004) 14 copies
Le nostre vite senza ieri (2012) 11 copies
Fughe da fermo (1995) 10 copies
Infinite Summer (2015) 7 copies
Per sempre (2007) 5 copies
Figli delle stelle (2001) 4 copies
Sentimental Economy (2022) 4 copies
L'estate infinita (2015) 3 copies
Nesi Edoardo 1 copy
La mia ombra è tua (2019) 1 copy

Associated Works

Infinite Jest (1996) — Translator, some editions — 13,212 copies
The Exorcist (1971) — Foreword, some editions — 5,520 copies
Danse Macabre (1981) — Translator, some editions — 4,305 copies
Linus (2023) (Vol. 10) — Author — 2 copies

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Common Knowledge

Birthdate
1964-11-09
Gender
male
Nationality
Italy
Birthplace
Prato, Italy
Occupations
Writer
Director

Members

Reviews

Snobbato all'epoca dello Strega 2011, recuperato ora proprio perché "in fondo ha vinto lo Strega", è un libro superficiale e narcisistico, in cui l'autore da un lato si limita a lamentarsi della crisi del tessile nel pratese senza entrare davvero nel merito della questione (come libro di impresa non vale niente), dall'altro elogia le sue doti di privilegiato bevitore di Martini, emulo di Fitzgerald e, soprattutto, traduttore di Infinite Jest. Avevo fatto bene a snobbarlo.
 
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d.v. | 4 other reviews | May 16, 2023 |
Nesi, Edoardo (2012). Le nostre vite senza ieri. Milano: Bompiani. 2012. ISBN 9788845269479. Pagine 157. 9,99 €

Le nostre vite senza ieri
amazon.it

Edoardo Nesi è uno che sa scrivere bene. "Ha una grande facilità di scrittura," si dice in questi casi. E si dovrebbe dire invece che ha una grande facilità di lettura: perché siamo noi, i lettori, che leggiamo con piacere e leggerezza, e il tempo ci vola via. So nel mio piccolo, e lo immagino per un professionista come Edoardo Nesi, che scrivere è tutt'altro che facile e, nella maggior parte dei casi e delle situazioni, costa tempo e fatica.

Ho già raccontato che ho incontrato Nesi per caso (sembra il nome di un gruppo musicale a cappella, i Nesi per caso ) guardando il documentario di Daniele Vicari Il mio paese. E ho scritto anche che prediligo il Nesi romanziere (quello che ci ha dato il bellissimo L'età dell'oro) rispetto al Nesi non-fiction (quello di Storie della mia gente).

Purtroppo la critica ufficiale non la pensa come me. O forse, come spesso accade, la critica ufficiale non ha il coraggio di dare un premio a uno scrittore che considera non ancora sufficientemente affermato e poi gli attribuisce il premio, anni dopo, per un'opera meno bella. È successo, secondo me, anche per il suo conterraneo Sandro Veronesi (Caos calmo era bello, ma folgorante fu Gli sfiorati, uscito almeno 15 anni prima) e a Maurizio Maggiani (La regina disadorna e Il coraggio del pettirosso sono entrambi molto più belli, secondo me, de Il viaggiatore notturno). Sia come sia, Nesi lo Strega l'ha vinto con Storie della mia gente; un po' tardivamente, come rileva quasi con stupore lo stesso Nesi:

Il libro è candidato al premio Strega e, dopo più di un anno dalla sua uscita, è improvvisamente resuscitato. [789]

Dopo il Premio Strega tutti si mettono a leggere il libro, che a fine luglio arriva primo in classifica e ci rimane per due settimane. [811]

Il risultato (immagino e temo) sarà stato che la casa editrice avrà premuto per un tempestivo sequel e lo stesso Nesi avrà sentito la necessità interiore di proseguire e completare il discorso avviato con Storie della mia gente. A conferma della mia sensazione ho trovato questa sua anticipazione del nuovo libro sul sito bol.it:

Il libro sarà un diario dell'ultimo, folle anno della mia e delle nostre vite: il tentativo d'illustrare un mondo in cui l'economia pare sfuggire alla logica, gli Stati Uniti d'America rischiano di fallire e l'euro di crollare mentre il nostro Presidente del Consiglio vive i suoi giorni nell'impotenza politica, accusato – con qualche ragione, parrebbe – di reati infamanti. Sarà anche un libro intimo, però, popolato d'un caravanserraglio di personaggi. Presenterò la pars construens di 'Storia della mia gente' – nelle mie speranze una sorta di manifesto per il lavoro e per un'economia nuova e forse anche per una nuova Italia di sviluppo e crescita guidati dalla cultura. Un'avventura che a me pare del tutto possibile e persino vicina, e che potrebbe ricordarci i giorni vicini in cui il futuro era per tutti – o quasi tutti – un gran regalo brillante. (Edoardo Nesi)

Date queste premesse, capirete che mi sono avvicinato al nuovo Nesi con un misto di aspettative e sospetti. Ma subito ho avuto una bella sorpresa: il ritorno, per un lungo addio, del vecchio caro Ivo Barrocciai. E poi, come scrive lo stesso Nesi, il futuro:

Ricorda con struggimento il passato solo chi teme il futuro [180]

Al passato, però, vorrei dare l’addio che merita. Chiederò l’aiuto di un carissimo amico che non sento da un po’ di tempo: quel vecchio pirata che m’ha insegnato che, quando si deve lasciare una persona che abbiamo amato, bisogna farci l’amore per l’ultima volta. Meglio che si può.
E poi andare avanti. [183]

Il resto del libro è, come dicevo, più vicino a Storie della mia gente che a L'età dell'oro, e forse non poteva essere altrimenti. E poi, avendo appena letto Reality Hunger di David Shields non posso non notare che Edoardo Nesi ha saputo cogliere ante litteram, o quasi, questa interessante tendenza verso il memoir. Il che non significa però che – come già era accaduto con Storie della mia gente – io sia completamente d'accordo con tutte le analisi e le proposte.

In molti momenti lo sento molto vicino a me, Edoardo Nesi – che ha una dozzina d'anni di meno: anche nelle invettive e nelle speranze frustrate, ma mai come quando parla di La vita è meravigliosa, un film che adoro e che anch'io – giuro che è vero – vado a cercare sui canali televisivi ogni notte di Natale.

E non resisto neppure ora:

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=iBUXR_24L80&feature=related]

Prima di terminare la mia recensione e di passare al consueto florilegio di citazioni dal libro, vorrei fare a Nesi 2 appunti di uso linguistico (sommessamente, perché i miei panni non li lavo né in Arno né in Bisenzio, ma al massimo a Po o nel Tevere):

Nesi usa (ben 3 volte in questo libro) il verbo vagellare, che sono dovuto andare a trovare nel Vocabolario Treccani, che lo dice equivalente a vacillare, ma toscano o letterario (e, aggiungo io, anche un po' lezioso):
1. Vacillare, tremare, non essere fermo e sicuro come di norma: la testa le vagellava talmente, da sentir bisogno di appoggiarsi al muro (Capuana); sudava freddo, si agitava un po’ su la seggiola, l’occhio gli vagellava (Pirandello).
2. Vaneggiare, delirare, farneticare (per febbre, passione, pazzia, fissazione): il malato vagellava; anche con gli usi estensivi di vaneggiare (sragionare, parlare a vanvera, pensare o dire cose assurde e strane, ecc.): O io vagello sempre colla testa, O qui vanno i dementi a processione (Giusti); tu vagelli, caro mio!
La mia seconda obiezione è più difficile da mettere a fuoco. Nesi usa "si avvia" dove io userei "ci si avvia". Ad esempio, scrive Nesi: «Si avvia a dibattere apertamente della possibilità di fallimento del nostro paese …». E ancora: «… ecco che siamo già in città, e si avvia a divincolarci dal traffico». Di nuovo, e per me particolarmente stridente (e non solo perché sono interista): «… e bisogne resistere agli attacchi del Real Madrid, che non è certo venuto a Milano per perdere, e di colpo si avvia a soffrire perché si ha paura di prendere gol alla fine …». Infine: «Si avvia a scambiarci le prime spallate sgarbate …».
Qui il Vocabolario Treccani aiuta poco, perché fa esempi tutti all'infinito:
«Come rifl. o intr. pron., avviarsi, mettersi in cammino, dirigersi verso un luogo per raggiungerlo: avviarsi a casa, verso la stazione; finita la partita, il pubblico s’avviò verso l’uscita; e in senso fig., avviarsi verso una meta ambiziosa, verso la propria rovina. Anche assol.: sarà l’ora di avviarsi; io intanto m’avvio; di meccanismi, mettersi in moto: il motore stentava ad avviarsi. Fig., essere prossimo a fare una cosa, essere sul punto di: era una borgata molto popolosa, che s’avviava a diventare città; la minestra s’avvia a bollire; con questo sign., anche senza la particella pron.: pare che il tempo avvii a piovere».

***

Il riferimento è come di consueto alle posizioni sul Kindle:

Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare, l’amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi) costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra.
Primo Levi [49: è la citazione con cui il libro si apre e la sottoscrivo in pieno, sentendo di avere perso da qualche mese proprio questo privilegio di pochi]

[…] una regione dal passato illustre e dal presente residuale […] [115: lo dice dell'Europa del sud]

[…] la certezza d’aver scampato un male maggiore svanisce sempre in un attimo di fronte all’ineluttabilità di un male minore. [273]

Sarà di accorgermi come imprese un tempo semplici possano diventare da un giorno all'altro prima complesse, poi molto complesse e infine del tutto impossibili. [577]

Noi che ci siamo accomodati a vivere a Pottersville, mentre i nostri figli ci sono solo nati. [648]

Perché, perso il Sogno Americano, non ne avremo altri, e ci troveremo impauriti e impoveriti e questuanti in un'Europa grande e gelida che non ci capisce e ci sopporta a stento, costretti a vivere in un’epoca durissima in cui ogni nostro diritto diventa un costo […] [761]

E riguardo alle infrastrutture, anche senza voler considerare il loro costo astronomico, il tempo infinito necessario per costruirle e il branco di lupi famelici che tradizionalmente gli si aduna intorno, il loro impatto sul sistema economico è grande se i territori in cui si realizzano ne sono sprovvisti, ma diventa invece molto meno significativo su un territorio già largamente infrastrutturato come quello italiano. [1189]

Chi è debole non vuole decrescere, mai. Un disoccupato non vuole decrescere. Un anziano non vuole decrescere, perché conosce bene, meglio di tutti, l’essenza stessa del decrescere, e cioè il dolente calare di ogni cosa sua. [1266]

[…] io sogno il progresso, maledizione, questa parola desueta e potentissima – e col progresso il gran rimescolar delle carte della vita, la cancellazione dei privilegi immeritati ottenuta non mediante l’oscena piallatura ed equalizzazione dei destini, ma attraverso lo scatenarsi libero e vitale delle capacità di chi merita e non ha, ed è tenuto dalla vita ingiusta a ringhiare alla catena. [1286]

Credetemi, è impossibile riuscire a percepire la profondità della crisi abbeverandosi ai dati statistici aggregati che vengono sparati ogni giorno dal caravanserraglio dei mezzi d’informazione, rifacendosi allo sterile balletto di percentuali dell’esattezza delle quali a nessuno verrà chiesto di rendere conto. Impossibile raccontare coi numeri lo scoramento del presente, lo stagnare delle iniziative, lo sconcerto per il futuro, il languore avvelenato e intossicante del ricordo d’un passato perduto, la depressione silenziosa che sembra essersi impossessata del paese. [1334: e qui non posso essere d'accordo, non del tutto almeno, io che mi guadagno la vita cercando di dare conto di come va il mondo e il Paese proprio con i dati statistici …]

Non abbiamo bisogno di aziende più grandi, in Italia e in tutta l’Europa del sud, ma di più aziende nuove. [1390]

Funzionerà se saremo capaci di investire in un'idea grande, se saremo capaci di comportarci come quei padri e quelle madri che capiscono che l’unico modo per aiutare davvero i loro figli e le loro figlie è dargli fiducia prima che la meritino, nella speranza fervida che un giorno la meritino, nella certezza che la meriteranno. [1513]
… (more)
 
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Boris.Limpopo | 1 other review | Apr 29, 2019 |
The Long and Whining Road

Everything Is Broken Up And Dances is a book of retrotopia, where two co-authors sigh over the glorious past when the future actually looked bright. They take us on their personal tours of a then and now dysfunctional Italy and wonder when we lost our sense of community and purpose. Today it’s everyone for themselves, and the devil take the hindmost – the middle class. This is not news to English readers. Only the Italian politics is different. Berlusconi was as embarrassing and as damaging as Trump.

The book is a back and forth, one chapter at a time, alternating between the two authors, Guido Brera and Edoardo Nesi, who sometimes address each other and sometimes address the reader. It’s loose and informal, with lots of name dropping and pop culture citations. Also poetry. But as it goes on, the economy takes over until there is nothing else. Zero interest rates, no safety net, inequality and precarity are the new reality in Italy, as in every country where globalization has taken hold. Our politicians didn’t lie, Edoardo says Globalization has truly lifted a billion people out of poverty – but they are all in China.

Edoardo sold the three-generation old family textile business, so he can rant authoritatively about how cheap, instant fashion poses as luxury, how schmattes pose as quality, how lawlessness and lack of standards now rule – and how the consumer thinks it’s the best of all worlds. (I say the same thing about New York, where it used to be that all the stores and restaurants were unique to New York. Today, there are 23 Starbucks on Columbus between 63rd and 87th. But I digress.)

Guido is in finance, and feels guilty about all the money he has made for clients in the perverse new global system. His excuse is the weather-beaten if he didn’t do it, someone else would step into his place.

This is catharsis writ large. They come to no shocking revelations or conclusions. It is more of we are on the wrong path if we consider ourselves a civilization. But this message still needs to get out, and this is an engaging way to do it.

David Wineberg
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DavidWineberg | Oct 16, 2017 |
Non so come debbano essere i premi Strega, penso di non aver mai avuto l'onore. Non l'ho preso per il premio, il libro.
Questo insieme di memorie, di ambizioni, di livore lo si capisce se si è imprenditori - o si è stati imprenditori - in questa Italia, in questi anni. L'ho acquistato per questo, per conoscere anche il punto di vista di chi quello sfacelo l'ha intuito per primo: il declino pratese, per chi l'ha vissuto da dentro deve essere stato qualcosa di devastante. E il declino di qualsiasi altro distretto industriale, di cui l'italia andava fiera ma di cui adesso puo' solo spazzare le ceneri. Prato e' forse il caso più evidente e forse più vecchio: solo uno dei primi del mondo che ci si apre davanti nei prossimi anni.
Il punto di vista è privilegiato, e raro: non è la rivendicazione di un salariato che si vede strappato il lavoro o che è costretto a vivere di contratti capestro per pochi euro al mese; è il punto di vista di quelli ricchi, di chi faceva le settimane di studio a Los Angeles a 15 anni e che andava in vacanza a Forte dei Marmi, e che non puo' piu' fare.
Non per compatire o farsi compatire: solo per dare il punto di partenza.
E' il pensiero - finalmente espresso in un italiano corretto - di migliaia e migliaia di picooli e medi imprenditori che hanno vissuto da dentro le proprie aziende la liberalizzazione del WTO del 2001 e le ha viste svaporare in una nuvola di debiti e di mancati introiti.

Penso di intuire cosa sia per un lavoratore pratese incrociare un cinese al distributore, e l'incubo descritto è credibile [un sabato sera di qualche tempo fa in centro a Prato di cinesi non ne ho visti effettivamente cosi' tanti, forse stanno un po' discosti...].

Un libro forse cosparso di alcuni luoghi comuni, pero' schietto e di piacevole lettura. Un punto di vista da conoscere.
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bobparr | 4 other reviews | Dec 14, 2014 |

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