

Loading... Of Mice and Men (1937)by John Steinbeck
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Overrated "literary" novel. Steinbeck wrote much better stuff. Recensione su FantasyAmo: https://aratakblog.blogspot.com/2018/10/recensioni-of-mice-and-men.html Of Mice and Men è un libro molto breve, ma piuttosto complesso, almeno dal mio punto di vista. I classici sono sempre difficili da raccontare e da recensire, almeno per me... Sembra che tutto sia stato già detto, e che io non possa aggiungere altro. Ma sono comunque libri che voglio leggere nel corso della vita. Quindi credo che dovrò abituarmi. Voi ne leggete? La storia segue George e Lennie, due uomini molto diversi che viaggiano assieme, cercando lavoro nei campi americani. Il loro sogno è avere una terra di loro proprietà, e non lavorare sotto il comando di qualcun altro. Trovato un nuovo lavoro, i due cercano di adattarsi e stare fuori dai guai, ma il disastro è dietro l'angolo. Il racconto può risultare poco interessante se si guarda solo alla superficie: in fondo, la storia di due lavoratori agricoli nell'America degli anni '30 è piuttosto noiosa visto che riguarda solo l'aspetto lavorativo. Però c'è un sottofondo di disperazione che è quasi palpabile. Disperazione rispetto alla loro situazione e al fatto che inconsciamente George sa che la situazione non cambierà, mentre Lennie, stupido e innocente, crede di sì. I personaggi, in generale, sono molto piatti e stereotipati. Se vi aspettate una crescita ben delineata e visibile, tipica di molti romanzi di oggi, rimarrete delusi. Dall'introduzione scritta da Susan Shillinglaw ho capito che è una critica piuttosto comune nei confronti di Steinbeck, ma credo che il fulcro della storia non siano i personaggi ma la condizione stessa in cui i lavoratori si trovano: una situazione precaria, disperata, dove il loro corpo non è più loro ma solo uno strumento di lavoro. Tutto questo li costringe a una solitudine costante, anche quando, in teoria, sono in compagnia di altri. Questo toglie loro ogni ragione di vita... Tanto che per andare avanti si devono illudere che arriveranno a una situazione migliore nonostante sappiano benissimo che non arriverà mai, mentre continuano a lavorare precariamente e a sperperare il denaro in bere e donne. Ci sono due personaggi principali, George e Lennie, e la moglie di Curley, terzo personaggio piuttosto importante. Tutti e tre i personaggi sono estremamente soli, intrappolati nella loro vita piena di stenti e odiosa. George è quello che ha più cervello, e che guida Lennie in ogni sua mossa. È lui che trova lavoro per entrambi, è lui che ha il sogno di una terra propria, è lui che porta avanti la storia con le sue scelte fino alla drastica fine. Lennie, invece, è quello più stupidotto e gentile ma con una forza immane che lo mette sempre nei guai; ed è proprio questa forza incontrollata, assieme alla sua lentezza di pensiero, che portano al disastro. Pur essendo personaggi piuttosto banali, dal mio punto di vista, è interessante guardare al loro legame: una relazione di co-dipendenza da tutti e due i fronti. Se Lennie ha bisogno di George per sopravvivere, George ha bisogno di Lennie per tenere in vita il suo sogno... anche perché i due sono soli al mondo: non hanno mogli, né figli, né altri parenti. Sono solo loro due contro un mondo che cerca di dividerli e che li sfrutta fino allo sfinimento. La moglie di Curley è vista da tutti i personaggi maschili come una poco di buono, che cerca di attrarre tutti gli altri e "scappa" dal marito, in un certo senso. Guardando a fondo la donna, si capisce che ciò che è a muoverla, come per tutti gli altri, è la solitudine. Ed è proprio la solitudine al centro di tutta questa storia. E la tragicità della vicenda sta forse nell'evoluzione di questo unico rapporto tra George e Lennie, fino alla rottura definitiva e alla reazione degli altri personaggi. Personalmente non mi aspettavo il finale, forse in una visione troppo positiva che mi porta sempre a credere nell' "happy ending". Ma quello che mi ha colpito di più è proprio l'ultima frase del libro, che mostra come questo tragico svolgimento degli eventi non abbia toccato nessuno degli altri, che anzi non sembrano capire cosa sia cambiato. Per quanto riguarda lo stile di scrittura: io l'ho letto in inglese, e nel complesso è un linguaggio molto semplice. Molte volte però lo scrittore è ricorso a linguaggi dialettali che personalmente non ho avuto problemi a capire (grazie, Michael Rooker!) ma che forse potrebbero creare fastidio a un lettore meno abituato a leggere e ascoltare un'inglese che non è quello scolastico. Personalmente, il tutto da realismo alla storia in un modo che, penso, la traduzione italiana non possa dare. Se dovessi dire cosa mi ha lasciato questo romanzo, non penso che saprei ben definirlo. Sicuramente questa solitudine incombente mi ha contagiata e ha lasciato un segno. Ho anche un rinnovato interesse per la situazione dei lavoratori in quest'epoca, che sicuramente non era delle migliori. Nel complesso, quindi, è stata una lettura piuttosto interessante e non mi pento del mio voler continuare a leggere classici. Spero di poter leggere presto gli altri libri di questo autore. A true classic. Nice and easy short read. Everyone should have this in their library. If you don't...look at the rabbits. Not my favorite Steinbeck. It lacks the sense of Grandiose Epic Truth that make East of Eden and Grapes of Wrath so moving. Belongs to Publisher SeriesIs contained inIn Dubious Battle | Of Mice and Men | The Pastures of Heaven | To a God Unknown | Tortilla Flat by John Steinbeck Is retold inHas the adaptationHas as a studyHas as a student's study guide
In depression-era California, two migrant workers dream of better days on a spread of their own until an act of unintentional violence leads to tragic consequences. No library descriptions found. |
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![]() GenresMelvil Decimal System (DDC)813.52 — Literature English (North America) American fiction 20th Century 1900-1944LC ClassificationRatingAverage:![]()
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They're teaching teenagers they're stupid. I couldn't come up with any social or redeeming factors this book might have, and just shook my head. This is considered a classic of historical fiction, and normally I really enjoy historical fiction. I wish districts would pick other books. Let's think of what this book has in it, if I were going to be nice and pretend to like it: friendship. Queer-coding (that my English teacher firmly denied and snarled at anyone who brought it up, to the point of threatening detention). Someone dies. It's a period piece. All the factors I just listed--my favorite book has those, too. "A Time For Dancing" by Davida Wills Hurwin. It takes place in the 90s, it's dual-perspective, sad, wonderful, and far, far more engaging than this. And the friendship is far healthier and more even. And hey, it's got a bunch of swearing, a younger sister, and some cynicism towards parents in it! That means it could replace "Catcher in the Rye," too! I'm proud of this idea of mine. (