Paul is a German soldier during World War I, fighting a war he doesn't believe in or care about alongside his high school classmates and friends he's met along the way.

I read this book several months ago in the spring and forgot to write up a review then so this one won't be as good. This was a powerful and affecting book, while also being very engaging. I thoroughly enjoyed reading it, although it certainly has difficult scenes of violence and grief. It has many passages that are food for thought and that launched many conversations with those around me when I said I was reading this book. It's definitely one of those titles that merits being considered one of the 1,001 books to read before you die, and I recommend you do so. ( )

Originally published in 1928.

Remarque's famous book is a raw description of the 1914-1918 War as experienced by young men on the Western Front in France and Belgium. Hence the title of this work in English: 'All quiet on the Western Front'.

The 'all quiet' or 'nichts Neues' of the title refers to the way in which news of the progress of the war is reported back - there's nothing happening here, just more of the same, or 'same old, same old'.

In another sense, the title is heavily ironic, for whilst nothing much may happen for a long time strategically, hundreds upon hundreds of men and animals are being grotesquely injured or killed on a regular basis. Their war is full of constant assaults on the body and the senses, so everything is happening to them all the time. Their Western Front is anything but quiet.

The story is told in realistic detail through the eyes of one of a group of young men who have just left school to join the army and fight in the trenches. The tragedy is that members of the group go straight from youth to death, with little chance to experience life in-between.

This is a war story which becomes an anti-war story as the group experiences the horrors of daily life and death on the battlefield. It is necessary reading. ( )

Puoi trovare questa recensione anche sul mio blog, La siepe di more

Ogni volta che leggo un romanzo sulla guerra penso di aver letto quello definitivo: dopo questo non ne troverò di certo uno più tremendo, non è possibile che qualcuno abbia scritto qualcosa di più doloroso. Eppure ogni volta vengo fatta bugiarda e mi ritrovo per le mani un straziante libro sull’orrore della guerra che ancora viene imposto a tante persone.

Questo libro non vuol essere
né un atto d'accusa né una confessione.
Esso non è che il tentativo di raffigurare
una generazione la quale – anche se sfuggì alle granate –
venne distrutta dalla guerra.

Fin dalla prima pagine Remarque ci informa di quale sarà l’aspetto della guerra che sarà centrale nel suo romanzo: l’idea secondo la quale non si ritorna mai davvero dalla guerra, che non si limita a distruggere i corpi, ma lacera gli animi, le speranze, i sogni, i futuri. La guerra è un orrore troppo grande per lasciare intere le persone, anche se all’esterno e con i tuoi affetti lontani dal fronte ti presenti integro per non far loro sapere quanto vorresti solo tornare a prima, alla pace, alla beata inconsapevolezza.

E neppure ci potranno capire. Davanti a noi infatti sta una generazione che ha, sì, passato con noi questi anni, ma che aveva già prima un focolare ed una professione, ed ora ritorna ai suoi posti d’un tempo, e vi dimenticherà la guerra; dietro a noi sale un’altra generazione, simile a ciò che fummo noi un tempo; la quale ci sarà estranea e ci spingerà da parte. Noi siamo inutili a noi stessi. Andremo avanti, qualcuno si adatterà, altri si rassegneranno, e molti rimarranno disorientati per sempre; passeranno gli anni, e finalmente scompariremo.

Niente di nuovo sul fronte occidentale è il racconto gentile e delicato di una generazione travolta e stravolta dalla Prima Guerra Mondiale, una guerra diversa da tutte le precedenti, incapace di risparmiare i civili e rispettare qualunque limite. ( )

I see why Hitler burned it. (27) ( )